VENEZIA - Lo stallo si risolverà entro metà settembre: la data non c’è ancora, ma il Consiglio della Procuratoria di San Marco non ha alcuna intenzione di prolungare i tempi e vuole chiudere il prima possibile il caso dei sei bigliettai licenziati perché si intascavano i soldi dei ticket d’ingresso in Basilica e al Campanile.
NUOVE ASSUNZIONI
Nell’attesa di ciò che sarà, a San Marco sono già cominciati i colloqui per l’assunzione di nuovo personale da inserire nelle biglietterie. Assunzioni che avvengono sulla falsariga di quanto succede nelle aziende private e non nel pubblico. Niente bandi o concorsi, quindi, ma autocandidature. Per essere dipendenti, quindi, serve mandare un curriculum in Procuratoria, candidandosi al ruolo di Guardiano. Proposte che vengono poi prese in considerazione quando si libera un posto o quando c’è necessità di aumentare il personale. I candidati passano attraverso un colloquio e alcuni test attitudinali sulle proprie competenze informatiche, linguistiche e nel rapporto con le persone e in base ai risultati, i neo-assunti vengono indirizzati nel posto a loro più congeniale. Ma dei molti curriculum che arrivano con costanza in Procuratoria, quasi tutti di veneziani residenti in città, sono in pochi a entrare. Tanto che le stesse auto-candidature diventano il bacino dal quale pescano le chiese di Venezia alla ricerca di persone da inserire come sacrestani o aiutanti dei sacerdoti.
COSÌ SI È ALZATO IL VELO
L’indagine interna comincia a febbraio 2023 quando qualcosa inizia a non tornare nel rendiconto tra i biglietti staccati e i soldi incassati. È lì che la Procuratoria incrocia gli ammanchi evidenti con i turni alle biglietterie, scoprendo i nomi dei sei bigliettai infedeli che vengono quindi messi sotto la lente d’ingrandimento. Loro, convinti di non essere scoperti, continuano nel raggiro. Fanno pagare categorie esenti, come i disabili, gli accompagnatori e i bambini. Nel mirino anche i turisti stranieri, meno informati sui prezzi degli ingressi a San Marco e al Campanile e i gruppi per i quali viene staccato un biglietto unico mentre allo stesso tempo sono emessi (ma non venduti) biglietti che vengono tenuti buoni per altri visitatori. Poi ingressi pagati a fronte di biglietti omaggio, con gli euro dei turisti che così non passavano in cassa ma finivano nelle tasche dei bigliettai. Che nelle giornate di buon guadagno riuscivano a racimolare anche 500 euro dalla cresta sui biglietti. Ed è un sistema andato avanti per mesi: ecco come si è arrivati al buco di quasi 100 mila euro, tutti soldi che sarebbero dovuti finire a sostegno del patrimonio marciano ma hanno. invece, ingrassato i portafogli di sei bigliettai.
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