Il Covid si porta via l'ultimo corder: addio a Renzo Inio

Mercoledì 16 Dicembre 2020
Il Covid si porta via l'ultimo corder: addio a Renzo Inio

VENEZIA Ha lottato contro la malattia per tre settimane. Poi non ce l'ha più fatta. Renzo Inio, l'ultimo corder di Venezia, si è spento in un letto dell'ospedale Civile, ucciso dal Covid. Classe 1933, questo artigiano-artista, ultimo erede di una tradizione antica, ormai da anni viveva nella residenza delle Zittelle.

Qui si è ammalato a fine novembre, poi il trasferimento in ospedale, le cure, la speranza, fino all'aggravamento e alla morte. Un'altra vittima del coronavirus che sta provando tanto duramente le strutture per anziani. Passata indenne alla prima ondata del Covid, la residenza Ipav della Giudecca ha vissuto nelle ultime settimane momenti molto duri. Ora la situazione è in lento miglioramento, ma una decina sono gli ospiti che non ce l'hanno fatto. Inio tra loro.


L'ULTIMO CORDER

Una storia di famiglia, quella della Corderia Inio, di un'arte trasmessa di generazione in generazione, di un mondo pre-industriale arrivato fino a noi. L'ultima sede fu quella acquistata nel 1848 alla Giudecca, di fronte alla Palanca: un capannone lungo 200 metri, con annessa calle, perfetti per stendere i fili di canapa e lavorare il cordame.


Qui Renzo, ancora bambino, imparò a conoscere e a usare gli antichi macchinari in legno, vecchi anche cinque secoli, che ancora tiravano la canapa naturale fino a trasformarla in corde perfette. Era un luogo magico, ricco di fascino, che attirava artisti come Emilio Vedova. Erano ancora anni in cui le corde in canapa avevano un mercato. Per decenni Inio fu rifornitore di fiducia di realtà come Actv, Teatro La fenice, Enel, Acquedotto.
Poi tutto cambiò. «Ho vissuto il cambiamento dalla canapa naturale alle plastica, è stato uno sballottamento - ricordava l'ultimo corder -. La nostra era rimasta l'ultima corderia d'Italia a lavorare ancora nel modo tradizionale». A metà degli anni 90 anche Inio si arrende. Chiude la bottega, si dedica alla pittura, ma il suo grande desiderio è di far conoscere la sua arte. Un spiraglio sembra aprirsi: nel 1995 il Comune acquista la sua collezione di macchine straordinarie, proprio per farne un museo-laboratorio. Ma gli anni passano e quel patrimonio resta abbandonato, ormai dimenticato, in un padiglione dell'Arsenale.


L'APPELLO E IL CORDOGLIO

Due anni fa, era stato lo stesso Inio a lanciare un appello al sindaco Luigi Brugnaro dalle pagine del Gazzettino, perché le sue macchine fossero salvate dall'oblio: «Quello che avrei voluto era far vedere ai giovani come si lavorava una volta. Quelle macchine potrebbero ancora funzionare. Ma dopo tanto interesse, sono state dimenticate. Sono una proprietà del Comune, la mia richiesta è che faccia qualcosa». Nulla è accaduto. «Ma il suo sogno era ancora lo stesso - raccontano i familiari - che tutti potessero ammirare le sue macchine. Chissà se da lassù potrà mai vederlo realizzato». Ieri il sindaco, via social, ha ricordato l'ultimo corder e fatte le condoglianze alla famiglia. Inio lascia i figli, le nipoti Giulia e Aurora, la pronipote Indie, la sorella Sandra, Antonio e tutta la famiglia. I funerali si svolgeranno in forma privata.


IL DRAMMA DELLE RESIDENZE

Un altro lutto che conferma la sofferenza delle strutture per anziani. «Questa è l'ondata peggiore, ma teniamo duro. E il nostro personale, in questa fase, è davvero eroico» il commento del presidente Ipav, Luigi Polesel. Con la sua decina di vittime, Zittelle ha pagato un tributo pesante, ma ora la situazione è in miglioramento. Ieri gli ospiti positivi erano 9, i dipendenti 4. In miglioramento anche San Giobbe con 21 ospiti e 9 dipendenti positivi. Indenne al Covid, invece, il San Lorenzo. Mentre a Mestre sono in discesa i casi all'Antica Scuola dei Battuti (6 ospiti e 3 dipendenti), ma in aumento quelli al Contarini (15 ospiti e 14 dipendenti).
Roberta Brunetti

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