Coronavirus, veneti tra il pubblico di Propaganda Live, ora non li vogliono più

Martedì 3 Marzo 2020 di Fabrizio Cibin
Coronavirus, veneti tra il pubblico di Propaganda Live, ora non li vogliono più
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SAN DONÀ DI PIAVE (VENEZIA) - Niente Propaganda Live perché veneti. Eccesso di prudenza, o eccesso di percezione negativa che giunge all'esterno, rispetto alla dimensione del fenomeno del conornavirus, fatto sta che per due giovani di San Donà di Piave, nel veneziano, si sono chiuse le porte della nota trasmissione di La7. David Vian, consigliere comunale del Pd, e la moglie Serena dovevano essere tra il pubblico del programma condotto da Diego Bianchi, noto come Zoro. Si erano prenotati lo scorso metà dicembre, con largo anticipo perché i posti vanno sempre sold out.

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«Avevano aperto la finestra di prenotazione il 13 dicembre ricorda David ed in mezz'ora sono finiti tutti i posti per le trasmissioni da lì ad aprile; con un po' di fortuna, ero però riuscito a entrare e prenotare». Era un regalo di Natale che David aveva fatto alla moglie. «È una trasmissione che seguiamo da anni e avevamo entrambi il forte desiderio di vederla dal vivo. E così ho pensato di prenotare un posto tra il pubblico e portare Serena».

La giovane coppia ha una bimba di 9 mesi, con tutto quello che ne consegue in fatto di organizzazione di uscite e viaggi, fossero anche a breve distanza, come quello a Roma. «Ci eravamo messi d'accordo con i suoi genitori: dovevamo andare a Roma tutti e cinque, così che loro ci tenessero la bambina». Quindi, dopo avere avuto la certezza del posto tra il pubblico, prenotano il treno, con Italo, ed un B&B. Tutto fatto, tutto bello. Fin troppo. I primi sospetti a David vengono dopo avere seguito Che tempo che fa.

LA TELEFONATA
«Ho visto che in studio non c'era il pubblico, per cui ho provato a chiamare la produzione, per capire cosa intendevano fare loro».

Lunedì pomeriggio della scorsa settimana vengono contattati: niente puntata per i lombardi-veneti, ovvero per i cittadini che risiedono nelle due regioni maggiormente colpiti dall'emergenza coronavirus. Fa niente se nel territorio dell'Ulss4, quello del Veneto Orientale, c'è stato un unico caso, tra l'altro indiretto (nel senso che si è trattato di un infermiere di Cavallino-Treporti che lavora all'ospedale civile di Venezia) e già in fase di soluzione: la disposizione data era rigida e irremovibile. «Se sono risentito? Diciamo che era una cosa che avevo un po' immaginato potesse accadere. Mi dispiace sia andata così, ma è una cosa che capisco rispetto a tutto l'allarmismo fatto in questi giorni. Quindi posso anche comprendere, visto che le direttive nazionali non sono molto chiare. Se è stato giusto avere escluso noi del Veneto? Diciamo che in generale si è ecceduto un po' dappertutto». I due sandonatesi sono stati comunque contattati in diretta attraverso Skype. 

Ultimo aggiornamento: 14:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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