Voli cancellati, più di trenta jesolani bloccati a Tenerife

Martedì 31 Marzo 2020 di Giuseppe Babbo
L'aeroporto Marco Polo di Venezia
JESOLO - «Siamo in una lista d’attesa, ma non sappiamo quando sarà possibile rientrare in Italia». Le parole sono quelle di Gino Fregonese, conosciutissimo in città in quanto titolare di alcuni magazzini di prodotti ortofrutticoli, da 70 giorni bloccato nella sua casa di Tenerife, alle isole Canarie, che appartengono alla Spagna. Con lui c’è la sua famiglia mentre nel resto dell’isola vivono altri trenta jesolani. Tutti confinati da giorni senza sapere quando potranno tornare in Veneto.
RICHIESTE DI AIUTO
Per questo da giorni stanno chiedendo aiuto a chiunque. Compresi il sindaco Valerio Zoggia e il consigliere regionale Francesco Calzavara, che si sono già attivati per capire quale procedura attivare per farli rientrare. «Nel nostro caso – spiega Fregonese - il volo di rientro era programmato con Iberia per lo scorso 15 marzo, con scalo a Madrid e arrivo a Venezia, ma è stato annullato nei giorni precedenti. Il secondo volo era previsto per il 20 marzo ma anche questo è stato cancellato. E la stessa sorte ci è già stata comunicata per il volo che dovevamo prendere giovedì 2 aprile. In pratica ad oggi siamo inseriti in una lista d’attesta ma non sappiamo quando sarà possibile rientrare in Italia. Nessuno ci dà delle informazioni certe, nemmeno dall’ambasciata italiana che stiamo contattando ogni giorno: praticamente quotidianamente chiediamo aiuto a chiunque possa darci una mano. Siamo preoccupati, ci appelliamo anche alla Farnesina. Da Jesolo siamo in trenta, più altre venti persone provenienti dal resto del Veneto. C’è chi ha la casa qui e viene a trascorrere una parte dell’inverno o chi voleva semplicemente trascorrere una vacanza che ora rischia di trasformarsi in un incubo».
QUARANTENA OBBLIGATA
L’imprenditore racconta come da giorni anche alle Canarie sia scattata la quarantena obbligatoria, con serrati controlli da parte della polizia. «Ci dicono di rimanere in casa – continua nel suo racconto Fregonese – l’altro giorno ero fuori dal nostro appartamento e ho incrociato una pattuglia della polizia: mi hanno invitato a rientrare facendomi il gesto delle manette con le mani... Il clima non è dei migliori. Da un giorno all’altro hanno chiuso tutti gli hotel, mentre chi era in affitto in un appartamento non ha potuto rinnovare la locazione, trovando delle soluzioni di fortuna che non fanno altro che aumentare la preoccupazione. La scelta di chiudere tutto è comprensibile, ma questa è un’isola: i voli per fare rientrare le varie persone nei loro paesi di origine vanno previsti. Purtroppo abbiamo la sensazione di essere allo sbando, ci sono poche informazioni, sia interne che dall’Italia. Per esempio non riusciamo nemmeno a rintracciare i numeri per contattare direttamente la Farnesina. Ancora una volta facciamo appello a chi ci può aiutare».
SENZA CERTEZZE
Anche ieri, quindi, l’imprenditore jesolano, assieme agli altri cittadini litoranei, ha rinnovato l’appello affinché venga organizzato il loro volo di rientro. «Purtroppo – conclude Fregonese - non abbiamo alcuna certezza. Continuiamo a chiedere ogni giorno quando sarà possibile partire. Siamo preoccupati per quello che potrà accadere, chi è riuscito a partire prima di noi ci ha raccontato di lunghe attese negli aeroporti, anche di cinque ore. E lo stesso è accaduto negli aerei, dove i passeggeri hanno viaggiato uno a fianco dell’altro, senza un minimo di prevenzione. Probabilmente la soluzione ideale sarebbe quella di organizzare un volo charter, nel nostro caso mettendo assieme i cittadini veneti. Ci aspetta la quarantena obbligatoria una volta rientrati in Italia? Non rappresenta un problema, l’importante è tornare a casa».
Ultimo aggiornamento: 08:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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