Pensionato morto dopo la caduta, per chi lo ha spinto scatta l'accusa di omicidio, ma resta libero

Mercoledì 14 Dicembre 2022 di Nicola Munaro
Andrè Morana e Paolo Marangon
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CHIOGGIA - André Morana resta nel suo appartamento di via Alga senza alcuna misura cautelare: nessun carabiniere ha suonato per notificare un’ordinanza di custodia in carcere, né di arresti domiciliari. La morte di Paolo Marangon - 67 anni, pensionato, che sabato sera era a prendere un’amica nel condominio di via Alga, lo stesso dove abita Morana - ha aggravato la sua posizione: l’accusa contestata dal sostituto procuratore Giovanni Zorzi è passata dall’iniziale lesioni aggravate a quella, per cui è indagato ora, di omicidio preterintenzionale. Ma il fatto che il ventiseienne non si sia mai allontanato da casa dopo l’aggressione di sabato, ha spinto la procura a non individuare le necessità di un arresto. Attraverso il suo avvocato, Mauro Serpico, Morana ha fatto sapere di essersi subito preoccupato per il destino del pensionato e di essere stato lui a chiamare ambulanza e carabinieri. Ha anche confermato di aver inseguito e colpito Marangon dopo che lui gli aveva pestato un piede e gli aveva urtato un braccio sulle scale d’accesso alla palazzina di via Alga.

LE INDAGINI
Se la ricostruzione fatta da Morana al suo avvocato coincide (in parte) con la testimonianza dell’amica della vittima, sarà l’autopsia che verrà conferita venerdì mattina alla Cittadella della giustizia di Venezia a descrivere come sia morto Paolo Marangon e, soprattutto, quanto quel pugno sferrato da Morana per uno sgarro che lui considerava di aver subito, abbia avuto un ruolo rilevante nella morte dell’uomo. Al momento il 26enne - già noto a Chioggia per un passato non facile - non è stato sentito né in procura né dai carabinieri, ma è possibile che l’intera inchiesta subisca un’accelerata dopo la morte del sessantasettenne pensionato e alla luce dei dati medici dell’autopsia. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri la colpa del pensionato sarebbe stata quella di urtare il braccio del giovane senza chiedere scusa: lui l’avrebbe rincorso per costringerlo a voltarsi e l’avrebbe colpito con uno schiaffo. La sberla avrebbe fatto cadere a terra il sessantasettenne, sbattendo violentemente la testa.

STACCATA LA SPINA
La decisione di staccare la spina che teneva in vita Paolo Marangon su un letto della terapia intensiva dell’ospedale dell’Angelo di Mestre è arrivata lunedì sera, attorno alle 21.30, quando si è conclusa la giornata di osservazione e di esami clinici iniziata lunedì nella tarda mattinata con l’obiettivo di capire se ci fosse morte cerebrale o meno.

L’attesa però ha affossato le speranze: un’emorragia iniziata già sabato sera che non gli avrebbe lasciato scampo. 

Ultimo aggiornamento: 16:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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