VENEZIA - I pescatori sbarcano in forze oggi anche a Venezia (nella foto pescatori di Chioggia e Cavallino) per protestare contro il caro gasolio mentre la Regione Veneto chiede che si muova finalmente anche il governo.
Dopo le manifestazioni in Centro Italia, oggi alle Zattere è previsto l'arrivo di una cinquantina di pescherecci per sensibilizzare le autorità locali e premere sul governo. Previsti due incontri in Capitaneria di porto e col prefetto di Venezia, Vittorio Zappalorto. «Il settore rischia di chiudere, i prezzi del gasolio sono raddoppiati - spiega Alessandro Faccioli, coordinatore regionale di Coldiretti Impresa Pesca - e le imprese non possono reggere questi aumenti, sono a rischio 4mila posti di lavoro solo in Veneto. Alle autorità veneziane chiederemo di sostenere a Roma le richieste dei nostri lavoratori e armatori. Non capisco come ai vetrai di Murano siano stati concessi milioni e al nostro settore quasi nulla».
Ieri la Regione del Veneto, in qualità di componente del Distretto di Pesca del Nord Adriatico assieme alle Regioni Friuli Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna, ha firmato una dichiarazione di condivisione del documento sul caro gasolio e la crisi strutturale del settore elaborato il 12 maggio scorso da Alleanza delle Cooperative, Coldiretti e Federpesca e indirizzato al governo per chiedere l'attivazione urgente di un tavolo di crisi del settore con l'accoglimento di in pacchetto di richieste. E l'assessore alla pesca del Veneto Cristiano Corazzari si è già attivato per cercare eventuali fondi da destinare a sostegno delle attività del settore per far fronte all'emergenza del caro carburante. Nel documento le categorie chiedono: il rapido utilizzo del credito di imposta già previsto nel 2021 ma ancora inattuato e la proroga del contributo anche nel secondo trimestre 2022, l'attivazione della cassa integrazione per la quale le imprese versano i contributi da febbraio scorso, la richiesta all'Unione Europea di risorse finanziarie aggiuntive e di una compensazione finanziaria agli operatori del settore secondo il meccanismo ideato dal Feampa per la crisi Ucraina più l'attivazione del fermo pesca anche come misura a sostegno della perdita di redditività.
BLOCCO ATTIVITÀ
«Siamo al fianco delle Marinerie in questo momento critico che fra l'altro lo scorso 19 maggio hanno proclamato lo stato di agitazione con il blocco delle attività di pesca dal 23 al 27 maggio - interviene Corazzari - è urgente che il governo accolga le richieste dei pescatori».