Cento firme per salvare il campeggio Portobello dove è morto il turista tedesco

Mercoledì 1 Settembre 2021 di Giuseppe Babbo
L'auto dei carabinieri all'ingresso del campeggio Portobello
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CAVALLINO-TREPORTI - Una raccolta firme per difendere il camping Portobello. E’ la petizione avviata e già inviata in Municipio dalle cinquanta famiglie che alloggiano nella struttura ricettiva di via di Ca’ Savio. La stessa in cui alloggiava Waldemar Parschakov, il tedesco 72enne morto dopo tre giorni di coma all’ospedale dell’Angelo di Mestre, dove era stato ricoverato in seguito alla spinta del 57enne Gianni Tenderini finito agli arresti domiciliari. Un episodio avvenuto fuori dal campeggio, ma che ha acceso i riflettori anche verso la struttura ricettiva, tanto che la sindaca Roberta Nesto ha annunciato la volontà di acquisire l’area, di proprietà Demaniale, per realizzare una struttura ricettiva comunale.
Una notizia che ha colto di sorpresa gli ospiti del camping, circa 100 persone che hanno appunto avviato la raccolta firme, ma anche gli stessi gestori ora pronti a difendersi per tutelare la loro proprietà e il loro lavoro.

Sulla stessa scia gli ospiti della struttura, turisti provenienti da tutta la Regione e non solo, tra i quali ci sono anche professionisti ed ex appartamenti alle forze dell’ordine. Le stesse persone che ora hanno anche annunciato di voler contribuire alle spese dell’eventuale battaglia a colpi di carte bollate.

IL CAMPEGGIO
«Le parole della sindaca mi hanno sorpreso - dice il gestore del camping, Giorgio Nesto - questo campeggio esiste da 42 anni, non è mai stato del Comune, non capisco cosa voglia riprendersi l’amministrazione comunale. Abbiamo regolare licenza, la concessione era di un nostro famigliare deceduto due anni fa, circostanza che ha messo in discussione la stessa concessione. Ma con l’Agenzia del Demanio abbiamo iniziato un confronto per arrivare al rinnovo e lo stesso avevamo fatto con l’amministrazione comunale ad inizio stagione. Ora per un episodio grave, ma accaduto all’esterno, dal quale abbiamo preso immediatamente le distanze, mettendoci subito a disposizione delle forze dell’ordine, tutto viene messo in discussione. Onestamente non lo possiamo accettare». Ed è per questo che i gestori del camping sono pronti a difendersi anche in tribunale pur di tutelare il loro lavoro. «Ci considerano un camping da serie B - prosegue Nesto - ma anche noi facciamo parte dell’offerta turistica e abbiamo la nostra dignità. Puntiamo a raggiungere un accordo con l’amministrazione ma se necessario andremo avanti fino alla Corte Europea pur di difenderci. A pensarla allo stesso modo sono i nostri ospiti, che sono perfino disposti a sostenerci se ci dovrà essere una battaglia legale. Naturalmente ci auguriamo che ciò non debba accadere e che prevalga il buon senso, ricordando che questa struttura genera indotto e dà lavoro a sei persone». Ad essere ribadita è poi la totale persa di distanza da quanto accaduto: «Siamo addolorati e turbati per quanto accaduto - conclude Nesto - le telecamere di videosorveglianza hanno ripreso quello che è successo, le responsabilità sono chiare. Abbiamo subito dato l’allarme e chiesto l’intervento dei soccorritori. In più non appena siamo stati informati del decesso del nostro ospite abbiamo’ immediatamente licenziato il nostro ex dipendente. Ricordo inoltre che abbiamo dato la massima assistenza alla moglie e alla figlia del 72enne, seguendo ogni fase del loro rientro in Germania».

L'INCHIESTA

Difeso dall’avvocato jesolano Rodolfo Marigonda, che nei giorni scorsi ha visionato il video di quanto accaduto fuori dal camping, Gianni Tenderini si trova ai domiciliari nella sua abitazione. Ieri assieme al suo legale ha nominato un perito di parte, che avrà 60 giorni per stabilire le cause della morte e quanto accaduto durante la spinta. Il 57enne si è difeso dicendo di voler solo allontanare quell’uomo della sua compagna. Da chi ha potuto stargli vicino, è stato descritto come una persona molto provata da quanto accaduto. 

Ultimo aggiornamento: 17:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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