VENEZIA - Sedie e tavolini che occupano il maxi-pontile di Ca' da Mosto, l'hotel di lusso aperto l'anno scorso sulla volta del Canal Grande, hanno ottenuto il definitivo via libera del Tar del Veneto. I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso presentato dalla Noah, la società che ha realizzato l'albergo "Venice Venice", contro i provvedimenti di Comune e Soprintendenza che, nel maggio scorso, avevano contestato l'uso a plateatico di quell'ampio pontile, a suo tempo autorizzato per i lavori del cantiere.
DA VENDITA A CONCESSIONE
Certo quei tavolini spuntati dal nulla, su un pontile che appariva nuovo, a memoria di veneziani, avevano da subito fatto molto chiacchierare. Ca' da Mosto usciva da decenni di abbandono, che avevano fatto perdere la memoria di quel sottoportico pubblico, così come dell'antico traghetto che da qui portava a Rialto. Ora la sentenza del Tar ricostruisce con i documenti la vicenda. Inizialmente la società dell'albergo avrebbe voluto comprare il sottoportico. E nel novembre del 2018 il Comune aveva già stipulato un preliminare di compravendita. Fu la Commissione regionale per il patrimonio del Veneto a bloccarlo «ritenendo che lo spazio dovesse rimanere pubblico e fruibile come passaggio e affaccio sul Canal Grande». Si arrivò così alla concessione d'uso, approvata dalla stessa commissione regionale nel dicembre 2020 e definitivamente siglata tra società a Comune, dopo un passaggio in Giunta, nell'aprile 2021.
IL VIA LIBERA NELL'ALLEGATO
É in quest'atto che c'è il passaggio che autorizza il concessionario all'utilizzo esclusivo, a fini commerciali, del sottoportico, «così come rappresentato nell'elaborato grafico allegato A». Cioè nella mappa che comprende corte e pontile. Un anno dopo la terrazza sul Canal Grande è pronta per essere usata e la società chiede di ampliarla per realizzare una rampa di accesso, ma la Soprintendenza si oppone e contesta, a quel punto, anche l'uso a plateatico del pontile, vietato sul Canal Grande «a salvaguardia della fruibilità pubblica delle facciate dei palazzi che compongono le quinte urbane delle vie d'acqua e a tutela dei manufatti architettonici» scrive, citando un parere quadro del 2012. Ma per i giudici amministrativi quel che vale ora è la concessione e il suo allegato. Il plateatico può restare dov'è.