Ca' da Mosto hotel di lusso del futuro E nel cantiere, gala vip per la Biennale

Venerdì 10 Maggio 2019
Ca' da Mosto hotel di lusso del futuro E nel cantiere, gala vip per la Biennale
CANAL GRANDE
VENEZIA Ca' da Mosto, il più antico palazzo in pietra costruito a Venezia e ultima testimonianza di facciata bizantina ancora presente, diventerà un hotel di lusso, inglobando anche l'adiacente Ca' Dolfin, sul Canal Grande. «Un hotel visionario che ha l'ambizione «di ridisegnare lo standard dell'hotellerie di altissima gamma che, partando da Venezia, verrà esportato anche a livello internazionale». Lo definisce così Alessandro Gallo, direttore artistico del Padiglione Venezia insieme all'architetto Stelios Kois, che ha portato ieri sera a Ca' da Mosto un vernissage, quello del Padiglione Venezia che è curato da Giovanna Zabotti, dal titolo Rose cocktail.
L'albergo si chiamerà Hotel Venice Venice. «Tutto l'intervento - spiega Gallo - verterà nel recuperare le tradizioni veneziane ma portandole nel futuro. Come? Integrando le testimonianze storiche del palazzo, un simbolo per la città, integrandolo con gli interventi di artisti internazionali che lo andranno a popolare. Insomma, una fusione tra passato e futuro che farà parte dello spirito dell'hotel, che sarà sempre popolato di arte in tutti i suoi spazi, creando una rotazione fra i vari artisti».
Un ritorno alle origini, visto che il palazzo dell'XI-XII secolo un tempo dimora del navigatore veneziano Alvise da Mosto, colui che scoprì le Isole di Capo Verde è stato, nel Seicento, la prima licenza alberghiera d'Europa». Che, nota come Locanda del Leon Bianco, ha ospitato zar, politici e nobili dell'epoca. Un lavoro di restauro enorme che, in termini economici, costerà tra i 20 e i 25 milioni (allestimento dell'hotel compreso). «Insomma - dice Gallo - una fusione tra passato e futuro che farà parte dello spirito dell'hotel, che sarà sempre popolato di arte in tutti i suoi spazi, creando una rotazione fra i vari artisti». Allora ecco che il Rose cocktail di ieri sera, riservato a un numero limitato di invitati un massimo di 150, tra cui i più importanti giornalisti dell'arte internazionale, artisti del mondo dello spettacolo, il regista delle Fate ignoranti Ozpetek insieme alla sua musa Kasia Smutniak oltre che collezionisti d'arte da tutto il mondo ha rappresentato una sorta di anteprima del concept dell'hotel.
«In questo momento - prosegue il direttore - il palazzo è riportato a com'era mille anni fa, è stato riportato a nudo. E sono state portate alla luce tracce incredibili della sua memoria storica. Quindi i selezionatissimi ospiti hanno potuto vivere un'esperienza davvero unica. Un vero e proprio viaggio nel tempo che ha permesso loro di pregustare come diventerà quello che per ora è ancora soltanto un cantiere». Perché per l'occasione sono state installate, tra le varie stanze del futuro hotel, delle opere d'arte, veri capolavori artistici che saranno esposti al Padiglione Venezia ma che solo per ieri sera hanno avuto una location tanto suggestiva. Fra queste, il Cristo dello scultore Fabio Viale, la tela con un tralcio di vite del frate francescano Fila (primo ecclesiastico ad esporre alla Biennale), il frame di Ozpetek con l'attrice polacca Smutniak, come protagonista, e l'enorme installazione architettonica dai colori fluorescenti realizzata dal designer tedesco Mirko Borsche che ha coperto in questi giorni la facciata del palazzo, facendosi notare da chi transitava lungo il Canal Grande.
Marta Gasparon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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