La sindaca di Spinea allo scoperto: «Ecco perché ho chiesto il bonus Covid»

Mercoledì 12 Agosto 2020 di Melody Fusaro
La sindaca di Spinea Martina Vesnaver aveva annunciato l’intenzione di chiedere il bonus Covid
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SPINEA Lo aveva annunciato in tempi non sospetti e senza destare clamore: Martina Vesnaver, sindaco di Spinea, ha chiesto e ottenuto il bonus da 600 euro per la sua attività di architetto, che durante il Covid-19 non fatturava più. E ora che è esplosa la bomba, partita dal caso dei cinque parlamentari e poi dilagata nei consigli regionali, la sua uscita non passa più così inosservata. 

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«ATTO DI TRASPARENZA»
Ma lei non ci sta a finire nel calderone: «Il mio è stato da subito un atto di trasparenza: ho un’attività con una dipendente e invece di metterla in cassa integrazione, chiedendo molti più soldi allo Stato, le ho garantito di continuare a lavorare attraverso tutti gli strumenti che avevo a disposizione, compresi i 600 euro richiesti a una cassa previdenziale che non è l’Inps, andati a sostegno del mio studio che era in crisi come tutti gli altri».
Come lei sono sicuramente tanti gli amministratori comunali che, non navigando nell’oro, hanno la partita Iva e hanno fatto richiesta dell’indennità. Per non parlare di assessori e soprattutto consiglieri (che hanno gettoni di presenza ai limiti del volontariato). «Bisogna stare attenti perché in questo momento è facile additarci - aggiunge Vesnaver - Il ruolo e il compenso di un sindaco non è comparabile a quello di un consigliere regionale o di un deputato e metterci alla gogna, considerata la nostra situazione, potrebbe metterci in difficoltà in modo ingiustificato».

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Partendo dall’aspetto che interessa principalmente chi in queste ore sta gridando allo scandalo, l’analisi delle differenze tra sindaci e parlamentari parte dai compensi: «La nostra indennità dipende dal numero di abitanti ma la forbice, a mio parere, non è corretta. Un sindaco di un Comune come Spinea, da oltre 28mila residenti, ha il triplo di persone che bussano alla porta e un’attività frenetica 24 ore su 24 ma prende gli stessi soldi di un sindaco di un piccolo comune di 10mila abitanti». In sostanza 2.000 euro netti al mese. «Da questa cifra - aggiunge Vesnaver - vanno detratte le quote delle polizze assicurative che un primo cittadino, a tutela di se stesso e dei cittadini, deve avere. In sostanza io percepisco 1.800 euro: ci sono posizioni organizzative e altri dipendenti, in municipio, che guadagnano più di me. La gente pensa che siamo ricchi ma la nostra è una situazione ben diversa da chi vive di politica e percepisce oltre 8 mila euro al mese. Per questo motivo sono convinta che, come me, tutti i sindaci che hanno la partita Iva abbiano presentato la richiesta».

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Cosa che, ribadisce, era perfettamente legittima: «Non abbiamo fatto qualcosa di illegale e non me ne vergogno. Ho chiesto un capitale? No, ho presentato la domanda per 600 euro che mi hanno aiutata a non mettere in cig la mia dipendente mentre l’attività, per la quale pago spese vive e 650 euro di affitto, era ferma. Se lo Stato cambierà idea e farà una legge retroattiva, sarò la prima a restituire l’indennità ma se il bonus era inteso in un altro modo forse dovrebbero imparare a scrivere le leggi e stare più attenti al modo in cui elargiscono le risorse. Perché come noi lo hanno sicuramente chiesto tanti notai. Nel loro caso va bene? Ma qui si gioca a dare degli approfittatori, con il risultato di allontanare ancora di più le persone dalla politica». 


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Ultimo aggiornamento: 14:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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