VENEZIA - «Non metto in discussione la bontà del tema della protesta, ma la modalità: è stato superato quel limite invalicabile verso le opere d'arte, mettendo a repentaglio una di quelle essenziali, che fanno parte delle collezioni dei musei nazionali».
NIENTE DANNI
La buona notizia è che danni al dipinto non se ne sono registrati, anche perché protetto da un vetro speciale e da una cornice; tuttavia il rischio a cui l'opera è stata sottoposta «è inestimabile. Avvicinarsi e toccare importanti dipinti con le mani imbrattate di colla e lasciarsi cadere a terra in maniera scomposta, a pochi centimetri dalle opere nel momento in cui agisce il personale di vigilanza, compromette marca il direttore la sicurezza del patrimonio artistico. Se si adottano certi comportamenti irresponsabili, alta è la probabilità che vengano danneggiati in maniera irreparabile capolavori che costituiscono il patrimonio dell'umanità». Dura è dunque la condanna al gesto, anche perché la sala è stata costretta alla chiusura per 24 ore (la situazione è tornata alla normalità ieri). «Non è giusto, perché l'altro giorno, come ogni prima domenica del mese, era previsto l'ingresso gratuito: sono entrate 3mila persone che non hanno potuto vedere La tempesta a causa della protesta di questi ragazzini». Ieri mattina intanto i restauratori si sono confrontati con chi ha realizzato il vetro per capire come procedere.
DENUNCIA
Il timore era che la colla avesse interagito con la pellicola antiriflesso, ma fortunatamente è bastato l'utilizzo di un solvente per rimuovere definitivamente il prodotto. «Domani (oggi, ndr) sporgerò denuncia», prosegue Manieri Elia, precisando come all'ingresso del museo non ci si sia accorti delle effettive intenzioni delle giovani: striscione e colla erano nella borsa. Ragazze che hanno annunciato sui social, a fatti avvenuti, la loro «azione di disobbedienza civile non violenta alle Gallerie dell'Accademia, in quanto l'arte è sempre stata un mezzo per portare certi messaggi», come da loro affermato. «Dopo quanto accaduto agli Uffizi (dove settimane fa gli attivisti hanno messo in campo la stessa modalità, ndr) conclude il direttore temevo sarebbe potuto capitare pure a noi. Così è stato».