Le gloriose armate venete: persone con una vita normale, dipendenti e liberi professionisti che indossano le splendide uniformi settecentesche

Sabato 4 Novembre 2023 di Pieralvise Zorzi
Le gloriose armate venete: persone con una vita normale, dipendenti e liberi professionisti che indossano le splendide uniformi settecentesche

VENEZIA - È difficile trovare delle fotografie di Luciano Dorella in cui non si sloghi la mandibola gridando ordini al suo reggimento. Spada sguainata, uniforme perfetta e buffetterie lucide da far invidia ad un ufficiale delle Guardie Reali inglesi, eccolo sfilare in testa ai suoi uomini che, armi d’epoca in pugno, sguardi marziali, sfilano per le strade del Veneto in ogni possibile occasione. Certo, qualcuno ha più l’età da reduce che da soldato, qualche giuntura è irrigidita, qualche uniforme un po’ troppo tesa sulla pancia tradisce una poco marziale propensione per la buona cucina nostrana, eppure i militi del 16° Reggimento Treviso 1797 sono serissimi nel proclamare con tutto il loro essere l’amore e la fedeltà per San Marco e la Serenissima Repubblica.

L’Associazione storico identitaria è nata nel 2007 a Castelfranco, da un’idea dello stesso Dorella e di Elisabetta Bonazza, vivandiera del reggimento ma soprattutto poetessa col nome d’arte di Giustina Renier.

ARMATE VENETE

La truppa è forte di ben 171 militi, suddivisi in fanteria, artiglieria con tre pezzi di 3-6-e 12 libbre venete, la cavalleria leggera con sei cavalli, e le vivandiere. L’Associazione collabora con il Ministero della Difesa, il Reggimento Lagunari Serenissima, l’Associazione Lagunari Truppe Anfibie e, per non farci mancare nulla, con l’Orchestra Filarmonia Veneta.
Il 16° reggimento, però, non è il solo: schierati in difesa della storia veneziana e veneta ci sono anche i ragazzi – per modo di dire - del Reggimento Marini, ovvero Comitato delle Celebrazioni Storiche della Serenissima Repubblica Veneta, con i suoi 10 militi e il suo presidente Alberto Montagner che anche in borghese sembra proprio un colonnello. È onusto di storia 1° Reggimento Veneto Real, forte di 20 militi, presidente Claudio Bortot: le loro uniformi blu, quando si revochino gli eventi gloriosi della Serenissima Repubblica, sono sempre in prima linea. “In certamine prima” come la galea di Francesco Morosini, fondatore del reggimento originale. Dopo l’adesione veneziana alla Lega Santa, egli ritenne che «era opportuno di formarsi Reggimenti ripartiti conforme le nationi di quelle truppe, ch’erano in compagnie sciolte» .
SPIRITO DI CORPO
Questo per stimolare lo spirito di corpo, creando compagini di uomini con in comune origine e lingua perché, fatto ribadito da chiunque sia stato in azione, si combatte principalmente per il compagno che hai di fianco. Così nel 1685 (secondo altri nel 1687), sui campi del Peloponneso si costituirà il primo reggimento permanente dell’esercito veneziano, composto dai migliori soldati dai domini veneti.

L’élite dell’esercito: questo dovrebbe rispondere alla domanda istintiva: che c’entra il “Real” con la Repubblica Serenissima? C’entra, conferma l’amico storico Federico Moro, perché nel linguaggio di allora il concetto di “reale” significava essere degno di un re, tant’ è vero che nel 1778, quando si decise di numerare i reggimenti al servizio della Repubblica, al Veneto Real venne attribuito il numero 1, a testimoniarne l’eccellenza.
Non solo le glorie del Peloponneso vengono rievocate dagli odierni militi, ma anche le commoventi e sanguinose Pasque Veronesi, l’insorgenza contro i francesi e il corpo di giovani custodi del vessillo di “Verona Fidelis” che si schierò con i rivoltosi il tragico lunedì dell’Angelo del 1797. Sono le Guardie Nobili Di Verona, 25 soldati comandati dal presidente Ruggiero Maurizio; sfoggiano uniformi blu e gialle ed il vessillo della loro città.
Non mancano all’appello della memoria neppure i gloriosi Schiavoni, coloro che per ultimi gridarono Viva San Marco: ecco il 7° Reggimento Oltremarini Colonnello Medin, con 10 uomini in antiche, bellissime uniformi agli ordini di Nicola Cavedini.
Tutto molto bello ma chi c’è sotto le splendenti uniformi? Gente che ha una vita, un mestiere normale. Allora perché pasticcieri, medici, commercianti, operai, avvocati, pompieri, persino un ginecologo, un Sindaco, un militare di professione e un finanziere invece di riposarsi guardando la televisione vestono magnifiche uniformi settecentesche replicate perfettamente da esperti di storia militare? Perché passano il loro tempo libero a battere sui masegni gli stivali e a sparare salve di fucileria quando proprio nel XVIII secolo Venezia, peraltro reduce da un ‘600 abbastanza disastroso, non brillò certo per successi militari, a parte la fiammata di Angelo Emo? La risposta è semplice: perché con l’uniforme vestono il proprio orgoglio.

APPARTENENZA

Perché sentono di perpetuare davanti a tutti una tradizione che non è folklore ma storia. Non contano i capelli e le barbe bianche, gli acciacchi da ultracinquantenni: nessuno dei soldati si sente ridicolo perché con quell’uniforme indossa la propria storia e la propria appartenenza ad un territorio unico. La storia veneziana e veneta, che alla faccia della politica sono una stessa cosa, come ben scrisse Alvise Zorzi nel suo “San Marco per sempre”. Certamente poi qualcuno dei militi non ha le idee chiarissime sulla Serenissima, qualcuno fraintende, qualcuno si fa prendere dalla retorica ma non fa nulla: quando c’è l’amore, c’è tutto.

Ultimo aggiornamento: 5 Novembre, 09:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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