Venezia, basta un click per ritrovare gli antenati: l'archivio di stato ha messo online i dati dal 1855 al 1895. «In pochi giorni 50mila accessi»

Martedì 9 Maggio 2023 di Paolo Navarro Dina
Basta un click per ritrovare gli antenati: l'archivio di stato ha messo online i dati dal 1855 al 1895. «In pochi giorni 50mila accessi»

VENEZIA - In questi anonimi libroni custoditi all'Archivio di Stato di Venezia ai Frari, c'è la nostra storia personale. C'è il nostro "albero genealogico".

E basta un click sul sito https://leva.archiviodistatovenezia.it per scoprire un tesoro: una straordinaria banca dati - disponibile per tutti - che riporta ben 156 mila nomi relativi alle classi di nascita tra il 1855 e il 1895 nei registri della leva militare in provincia di Venezia. Un vero e proprio tuffo nelle vicende dei nostri più vicini antenati con la possibilità, quindi, di risalire nella propria storia familiare. Certo, si tratta di dati meramente amministrativi, ma altresì significativi sulle generalità dei nostri trisnonni, bisnonni e nonni chiamati alla leva militare dalla nascita del Regno d'Italia fino alla fine del XIX secolo. Uno "spezzone" di vita che - di fronte ad una semplice interrogazione alla schermata sul computer - consente di risalire a due secoli fa e ai loro protagonisti.

IL MOTORE

«Ogni nome - spiega Stefania Saviane che ha curato il coordinamento scientifico dell'operazione con il supporto informatico di Salvatore Toscano e la supervisione della direttrice dell'Archivio, Stefania Piersanti - offre alcuni elementi informativi per ciascun nominativo: i dati onomastici del giovane e dei suoi genitori; la data e il luogo di nascita, la residenza, la professione dell'iscritto e del padre e, nell'eventualità i dati di iscrizione alle liste di leva, le domande di esenzione dal servizio militare, l'eventuale emigrazione verso altri Paesi e altri dati amministrativi. Ne esce così una panorama completo per ogni singolo giovane iscritto alla leva». Una banca dati preziosa costruita nel tempo e che, - ma guarda un po' - con lo smart working ha avuto un'impennata. «Erano anni che ci stavamo lavorando - continua Saviane - immettendo i dati un po' alla volta, nei ritagli liberi da altri impegni archivistici del personale. Con lo smart working, da remoto, invece, in piena pandemia tutto il personale dell'Archivio si è impegnato nell'inserimento dati giungendo a questo primo risultato importante da mettere a disposizione di tutti. E soprattutto di tutti coloro che dall'estero vogliono ricostruire le loro radici, magari anche per ottenere la cittadinanza italiana».

LA RICERCA

«Infatti - spiega ancora Saviane - uno degli obiettivi è anche questo. Negli anni abbiamo sempre registrato un aumento di domande da parte di cittadini stranieri di origine italiana. Questa banca dati vuole rispondere a queste richieste. Da metà aprile, quando questa procedura è stata messa online, abbiamo registrato oltre 50 mila accessi dall'Italia e poi da Brasile, Argentina, Stati Uniti». Così, grazie a questo nuovo portale, i discendenti dei cittadini italiani emigrati nel resto del mondo dalla meta del XIX secolo non solo potranno trovare qui le prove della loro "italianità" (se residenti ormai da almeno alcune generazioni all'estero), ma soprattutto con dati precisi (e incontrovertibili) sulla provenienza dei loro avi e quindi, al momento opportuno e carte alla mano, confermare il loro antico legame con il Belpaese, anche solo per avere il certificato di cittadinanza. Una prospettiva che molti hanno già avviato negli anni soprattutto dai paesi latinoamericani dove sono ancora molto forti i legami con la Penisola.

LO SVILUPPO

Il progetto, comunque, non si esaurisce qui. Anzi. L'intenzione è quello di estendere gli anni da inserire nella banca dati così da allargare l'àmbito de periodo sotto esame. «L'obiettivo finale - continua Saviane - è quello di allargare la "forbice" degli anni, dal 1848 al 1900. Il primo termine cronologico corrisponde alla prima classe chiamata alla leva nel 1867 subito dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia; e il secondo all'ultima classe di nascita chiamata durante la Prima Guerra Mondiale anche se i libroni degli iscritti alla Leva che conserviamo qui in Archivio arrivano fino al 1952». Un lavoro importante che, quindi, può favorire la ricostruzione di interi percorsi familiari. «In questo modo copriamo veramente un lunghissimo periodo storico venendo incontro alle esigenze di molti che, in molti casi, per gli anni precedenti cercavano, alle volte con scarsa fortuna, anche negli archivi parrocchiali». Ora non resta altro che digitare nomi e cognomi e scoprire che il proprio avo faceva il falegname, il facchino, il macellaio prima di mettere la divisa al servizio dell'Italia.

Ultimo aggiornamento: 10 Maggio, 17:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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