Albani il mercante della Serenissima che si fidò troppo dei portoghesi

Lunedì 29 Gennaio 2018 di Alberto Toso Fei
Albani il mercante della Serenissima che si fidò troppo dei portoghesi
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VENEZIA - Bonaiuto Albani fu l'antesignano delle guide veneziane e degli interpreti. Se alla fine del Quattrocento fosse stato istituito il registro degli accompagnatori turistici, la sua sarebbe stata la tessera numero uno. La sua vita si svolse tra Venezia, l'Egitto, il Portogallo e l'India, continuamente in movimento. E grazie a lui furono aperte nuove rotte commerciali. Peccato però che ad approfittare delle sue conoscenze furono... i portoghesi. In realtà è ben difficile che nel 1505, anno in cui accompagnò il futuro vicerè di Portogallo Alfonso de Albuquerque fino a Quinoa, nelle Indie Occidentali, Albani fosse cosciente del fatto che stava in realtà affossando il sostanziale monopolio veneziano sulle spezie in Europa; ma di fatto i portoghesi reputarono in seguito il suo aiuto pari almeno a quello che pochi anni prima Vasco da Gama aveva ricevuto dal navigatore yemenita Ahmad Majid al-Najdi, che dall'Africa peraltro già circumnavigata dal capitano portoghese lo traghettò fino all'India (sebbene diverse versioni storiche siano concordi nell'affermare come da Gama fece ubriacare lo yemenita perché gli svelasse la rotta opportuna).
Un uno-due che mise fine per sempre all'intermediazione di commercianti arabi, persiani, turchi e veneziani sulle spezie orientali più pregiate come il pepe, la noce moscata e i chiodi di garofano, e che assieme alla contestuale scoperta dell'America diede avvio all'inesorabile declino della Serenissima.

Di lì a poco (e questo Albani non poteva davvero immaginarlo) de Albuquerque conquistò la penisola della Malacca, estese la presenza portoghese sulle isole della Sonda, su Giava e Sumatra, e alla fine assoggettò al regno del Portogallo anche Ormuz e il suo stretto, dando vita a un vicereame che in pochi anni si trasformò in un impero coloniale lusitano nell'oceano Indiano.
Appartenente a una famiglia benestante di origine bergamasca che gestiva a Rialto la spezieria all'insegna della Rosa (e possedeva case a Santa Fosca e San Cassiano), Bonaiuto Albani nacque in un anno imprecisato della seconda metà del Quattrocento: di lui si sa che per ragioni commerciali già nel 1480 si trovava in Egitto e che un paio d'anni più tardi partì dal Cairo per recarsi in India, dove trascorse ben ventidue anni vivendo di commerci e assimilandone la lingua e i costumi. Ebbe anche una moglie originaria di Giava, che gli diede dei figli che più tardi furono battezzati assieme alla madre in Portogallo.
Fu per la sua conoscenza profonda di luoghi, lingue e persone che de Albuquerque gli affidò il compito di provvedere alle relazioni commerciali e all'approvvigionamento di spezie (in particolare pepe nero, all'epoca molto raro e pregiato), portandolo poi con sé in Portogallo. Qui, su incarico diretto del re Emanuele I che gli assegnò una carta de mercé, ovvero una pensione a vita Albani riprese la via delle Indie a bordo di venti navi comandate da Francesco de Almeida, che salparono il 25 marzo 1505. Anche in questa occasione il veneziano fece da interprete e intermediario, specialmente a Quinoa, assicurando ai portoghesi una attestazione sempre maggiore su quelle coste.

Da quel momento si perdono le tracce di Bonaiuto Albani, che probabilmente rimase in India, al servizio di de Albuquerque divenuto nel frattempo vicerè, fino alla fine dei suoi giorni. Peraltro, contrariamente ad altri viaggiatori, non pensò mai di redigere relazioni o raccogliere in qualche scritto le sue memorie di viaggio (come invece fece un altro veneziano vissuto in India centocinquant'anni più tardi, Niccolò Manucci) e dunque su di lui noi oggi abbiamo solo notizie riportate da altri.
Però è ben curioso che mentre il Portogallo (che sul fronte dell'oceano Pacifico avviava contestualmente la conquista del Brasile) si apprestava a diventare una delle potenze coloniali più potenti e aggressive del Cinquecento, dando inizio di fatto alla lunghissima agonia della Repubblica di Venezia, artefice di tale declino sia stato almeno in parte proprio un veneziano.
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Ultimo aggiornamento: 30 Gennaio, 08:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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