Aeroporto Marco Polo, da Usa ed Emirati Arabi i primi voli liberi da Covid

Martedì 15 Giugno 2021 di Elisio Trevisan
Aeroporto Marco Polo di Tessera ieri 14 giugno

MESTRE Entro la fine del mese tutti i voli dagli Stati Uniti e dagli Emirati Arabi saranno Covid tested. Vale a dire che quando il passeggero si imbarca in America o a Dubai avrà già il tampone antigenico o Pcr negativo, salirà direttamente in aereo e quando uscirà a Venezia, prima di entrare nel territorio nazionale, farà un altro tampone e, in base al risultato, se sarà negativo, potrà muoversi liberamente, andare in albergo o al ristorante, a visitare i musei aperti, insomma fare il turista a tempo pieno, senza dover perdere tempo per fare quarantena o altre profilassi. In buona sostanza si tratta del famoso green pass che consente una deroga a qualsiasi norma specifica prevista dagli Stati coinvolti, e inoltre l'accordo stabilisce la reciprocità, sempre se lo scalo italiano di partenza garantisce i test: vale a dire che pure i viaggiatori italiani avranno lo stesso trattamento quando arriveranno negli States o a Dubai. Per ora gli aeroporti dove l'accordo è operativo sono Roma, Milano Malpensa e Venezia, ossia i tre intercontinentali. 


L'OCCASIONE

E a Venezia la cosa è ancora più importante dato che lo scalo vice per buona parte proprio grazie ai movimenti dei turisti. A Tessera i prelievi saranno effettuati presumibilmente dalle società che già stanno garantendo i tamponi antigenici all'interno del Marco Polo, ossia il Centro di Medicina e Villa Salus.
L'iniziativa è fondamentale per aprire le frontiere al turismo e tornare a riempire alberghi, città d'arte e spiagge, anche perché già da settimane i tour operator stanno spingendo per facilitare la libertà di movimento dato che sono pieni di richieste di prenotazioni per periodi di vacanza. 


Ed è talmente importante che, dove la reciprocità ancora non c'è, si provocano danni economici enormi: è il caso, ad esempio, del Canada che ha cancellato per il 2021 i suoi voli su Venezia, anche se nello specifico la causa è la mancata ripresa dell'attività crocieristica che portava all'aeroporto di Venezia migliaia di canadesi pronti ad imbarcarsi per un tour nel Mediterraneo o in Grecia: in questo senso la crisi della Marittima porta crisi anche all'aeroporto.

Per quanto riguarda gli accordi sui voli Covid tested sono invece ancora in attesa di via libera le connessioni con Turkish Airlines ed Aeroflot per esaudire la domanda da Turchia e Russia che manifestano forte interesse verso Venezia; e invece mancano ancora all'appello alcuni mercati lontani quali Cina, Brasile e India, e più vicini come la Gran Bretagna, che tradizionalmente, in periodo non Covid, da anni portano decine di migliaia di turisti a Venezia.

IL CONFRONTO

Giusto ieri, in proposito, come scriviamo nel pezzo al piede della pagina accanto, si è parlato di questi argomenti nel corso di un incontro sullo scenario aeroportuale regionale tra Confindustria Turismo Veneto e il Gruppo Save che gestisce gli scali di Venezia e Treviso e coordina quelli di Verona e Brescia in un unico sistema aeroportuale del Triveneto. E i numeri non mentono perché 9.000 passeggeri su Venezia, 3.800 su Verona e 2.000 su Treviso provenienti da compagnie che effettuano voli di medio raggio e low cost, mostrano una lenta ripresa, anche se più decisa nelle ultime due settimane rispetto allo scorso maggio. È anche per questo che, per dare un'accelerata alla ripartenza, sarà fondamentale il green pass e l'arrivo dei primi voli Covid tested dagli Stati Uniti e da Dubai il cui aeroporto, tra l'altro, è un hub internazionale che consente collegamenti con buona parte del mondo. Questo in attesa che anche gli spostamenti all'interno dell'Unione Europea possano finalmente ripartire con decisione, anche perché sarebbe un po' un controsenso ospitare turisti da oltre oceano e non poter accogliere quelli più vicini.
 

Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 23:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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