TARVISIO - Ancora qualche flebile speranza prima di sventolare, almeno per questa stagione, bandiera bianca. Ivano Sabidussi, gestore del “Centro Nauti Cave” non vuole ancora mettersi il cuore in pace e le sta provando tutte prima di salutare la “sua” spiaggetta, quello stabilimento balneare in riva al lago di Raibl a Cave del Predil che per un ventennio ha gestito e curato trasformandolo da luogo «piuttosto selvaggio» a punto di riferimento per turisti locali, regionali e non solo, che volessero fare il bagno in sicurezza.
IL FUTURO
Riposizionare tutto, infatti, non è un lavoro che si può fare dall’oggi al domani: «Avendo smontato, ci vuole circa un mese - spiega Sabidussi - bisogna fare tutto da capo, dal pulire la spiaggia al riposizionare il chiosco, i bagni, le canoe, le barche e il resto dell’attrezzatura». Il mancato rinnovo sarebbe legato all’assenza di un piano regolatore sull’area che, di fatto, impedirebbe il mantenimento di strutture provvisorie. «Per venti lunghi anni - si è sfogato Sabidussi sulla pagina social del “Centro Nauti Cave” - mi sono preso cura amorevole di questo posto, prima con amici e poi con la mia famiglia. Poi però qualcuno decise che tutto ciò non andava più bene, come si dice, non avevamo tutte le carte in regola e così oggi mi sono trovato a raccogliere gli ultimi stracci e andarmene da qui, forse per sempre». Il rammarico è duplice: da una parte vedere quest’angolo abbandonato a se stesso «garantivamo un presidio, una sicurezza anche ambientale cosa che ora non è più garantita e c’è già chi ha iniziato a campeggiare senza regole in riva al lago», dall’altra occupazionale. Insieme a Ivano, infatti, a gestire il centro ci sono i figli Ylenia e Samuele «e mentre io posso dedicarmi ad altre attività che ho, loro rischiano di restare senza lavoro».
L’ATLETA
Particolare la situazione di Ylenia: maestra di sci e guida di sci alpino di Martina Vozza atleta paralimpica, necessita della possibilità di potersi assentare per dedicare tempo agli allenamenti in ghiacciaio, cosa che non sempre si concilia facilmente con un altro lavoro, soprattutto in estate. «Ero seduto sotto il melo selvatico che ho sempre curato - conclude Ivano - tutto era perfetto per ricominciare la stagione numero ventidue. Poi mi sono girato ma non c’era niente intorno: tutto era sparito». La volontà di non arrendersi del tutto, però, c’è ancora: «Spero di poter tornare a riaprire questa spiaggia, lo farò con tutte le mie forze e la passione, forse non questa estate, forse non la prossima, ma io ho pensato che il giorno che dovrò lasciare questa vita, vorrei che fosse su questa spiaggia». Finito di togliere le ultime cose, infatti, Ivano non si è perso d’animo e ha presentato l’ennesima domanda per poter ricominciare. Nella speranza che un’eventuale risposta positiva non arrivi ormai fuori tempo massimo.