Il fiume Tagliamento grande assetato: si corre ai ripari

Mercoledì 21 Agosto 2019 di Camilla De Mori
Il fiume Tagliamento grande assetato: si corre ai ripari
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La grande sete del Tagliamento è nei numeri, aridi sì (e fuor di metafora) quanto non mai. Nel bacino montano del fiume, le piogge sono sempre più scarse: la precipitazione cumulata a giugno è stata di 41,3 millimetri (il 23% della media calcolata dal 1910 al 2019) e ad agosto di 54,3 (il 35% della media storica), come emerge dalla relazione regionale sul deficit idrico aggiornata al 12 agosto scorso. La neve non viene più (o sempre meno) in soccorso e a peggiorare il quadro ci si mettono le temperature. «Fino agli anni 80 del secolo scorso - ricorda il direttore centrale difesa dell'ambiente Massimo Canali - a giugno, luglio e agosto i giorni in cui le temperature superavano i 30 gradi erano una quindicina. Ultimamente sono quasi 50. Una volta giugno era il secondo mese più piovoso dopo novembre: oggi, la piovosità media è quasi dimezzata». Risultato? Per la seconda volta consecutiva quest'estate, è stato prorogato lo stato di sofferenza idrica sul territorio regionale, con un decreto firmato dal governatore Fedriga. E allora la Regione corre ai ripari. Con uno studio ad hoc e un laboratorio pilota. Ma andiamo con ordine.
SOFFERENZAIl deficit idrico di luglio nel bacino montano del fiume è proseguito anche ad agosto. Le piogge intense fra il 6 e il 9 agosto hanno portato un beneficio «molto breve». La portata naturale del Tagliamento è in costante calo e non basta a soddisfare la competenza di 24,02 metri cubi al secondo alla sezione di Ospedaletto (destinata al Consorzio di bonifica Pianura friulana per l'irrigazione) e il deflusso minimo vitale di 8 metri cubi al secondo, che richiederebbero un totale di 32 metri cubi (ma anche dopo i temporali, il 7 agosto si era a 27 metri cubi al secondo, ben al di sotto), tanto che dal 16 luglio ad oggi sono continuati i rilasci di portata integrativa da parte del gestore idroelettrico A2A del bacino Ambiesta (sospese solo qualche giorno dopo il temporale del 6 agosto), per un totale di quasi 6 milioni di metri cubi rilasciati. Ora, anche dopo i timori manifestati dal Consorzio di bonifica (che attualmente preleva 17,4 metri cubi al secondo, il 73% di quanto dovrebbe), la Regione ha deciso di prorogare lo stato di sofferenza idrica (dichiarato il 18 luglio e prorogato il 1. agosto) e di far proseguire ancora per due settimane (non oltre il 1. settembre) la riduzione del deflusso minimo vitale a Ospedaletto, non inferiore a 4 metri cubi al secondo. «Il problema è innegabile. Abbiamo affrontato il tema con il direttore centrale e aspettiamo che ci vengano prospettate dai tecnici le possibili soluzioni, poi, la parte politica deciderà la scelta più adatta per rispondere alle esigenze del territorio», spiega l'assessore all'Ambiente Fabio Scoccimarro. Risposte si attendono anche da uno studio di incidenza (con piano di monitoraggio, per cui si sono stanziati in totale 23.699 euro) sulle riduzioni temporanee del deflusso minimo, in caso di crisi idrica, per il periodo 2020-2024. «Questo studio - spiega Canali - dovrà fare una valutazione per capire con i vari regimi di portata idrica qual è l'impatto sulla biocenosi, ossia sulla vita biologica dei pesci e del microplancton. Vogliamo capire i meccanismi per limitare gli impatti». Oggi, infatti, «il cambiamento climatico in regione si sta declinando in un aumento delle temperature d'estate e in un cambio della distribuzione delle precipitazioni, che si traducono in un cambio del tipo di deflusso». Non solo il Tagliamento è un grande assetato: «Ormai anche il Cellina, il Meduna e l'Isonzo non hanno più un regime fluviale ma torrentizio». Per mitigare gli effetti, «già nel piano tutela acque approvato a marzo dello scorso anno, sono state indicate varie misure e di recente con l'assestamento è stato istituito il laboratorio Lago dei Tre Comuni, per affrontare le criticità del Lago di Cavazzo. La Regione con i Comuni e gli stakeholder affronterà i temi legati al tratto del Tagliamento e all'interconnessione con il sistema del lago per capire come contemperare tutte le esigenze: il deflusso minimo vitale e gli usi umani. A settembre vedremo di richiedere a tutti i soggetti la nomina dei componenti del tavolo. Quel laboratorio può prevedere degli scenari per dare soluzioni anche di tipo strutturale». E ridurre i prelievi idrici per usi umani? «Negli ultimi dieci anni - assicura Canali - la situazione è molto cambiata. Si sono fatti investimenti pubblici e privati per diminuire l'utilizzo di acqua, passando dal sistema a scorrimento a sistemi moderni in pressione a goccia: rispetto all'estate 2003, si è ridotta di quasi il 30% la richiesta di acqua per uso irriguo».
Camilla De Mori
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