UDINE - Progettava il sequestro da almeno due anni, da quando non aveva potuto dare un esame all'università perché non aveva pagato le tasse.
Nicola Garbino, reo-confesso del delitto di Silvia Gobbato, la praticante avvocato uccisa il 17 settembre 2013 mentre faceva jogging lungo l'ippovia del Cormor, aveva fatto già almeno due tentativi di sequestro.
A rivelare i precedenti è stato lo stesso Garbino, studente fuoricorso di ingegneria, 37 anni, che ne ha parlato con lo psichiatra Vittorino Andreoli, incaricato della perizia per la Procura di Udine.
Il giorno dell'omicidio, l'uomo era determinato a portare a termine il piano perché il 21 settembre avrebbe dovuto andare al matrimonio di una cugina, e avrebbe voluto dimostrare a tutti di essere in grado di cambiare vita. Voleva attuare un sequestro lampo e ottenere 50 mila euro per affrancarsi dalla famiglia, andando a vivere a Padova.
Lo psichiatra ha riconosciuto Garbino pienamente capace di intendere e volere oltre che di stare in giudizio, privo di una patologia mentale significativa. Garbino, secondo il perito è affetto da una serie di sintomi («depressione narcisistica, distacco affettivo, spunti interpretativi di tipo persecutorio») che «l'hanno paradossalmente aiutato a compiere l'azione con maggiore freddezza e determinazione».
Per il perito, Garbino è una persona «fortemente pericolosa».
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