Infermieri, infornata di assunzioni, ma 140 sono fuggiti. «Ne mancano 170»

Sabato 4 Settembre 2021 di Camilla De Mori
Infermieri, infornata di assunzioni, ma 140 sono fuggiti. «Ne mancano 170»

UDINE I 213 nuovi innesti di infermieri e tecnici (197 infermieri e 16 tecnici della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro) nell'Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale non basteranno a colmare i vuoti in corsia.

E non solo perché non è scontato che tutti i vincitori del concorso in graduatoria prenderanno effettivamente servizio in provincia di Udine. Ma anche perché nel frattempo c'è stato un fuggi fuggi generale dalle strutture sanitarie friulane.


NURSINDA

A denunciare, non per la prima volta, il fenomeno, è il segretario del Nursind Udine Afrim Caslli. «Rispetto al 2019, nel 2021 in AsuFc mancano più di 170 infermieri - sostiene Caslli -, cui vanno aggiunti i quasi 140 che in un anno si sono dimessi, si sono spostati altrove o sono confluiti nella libera professione. Quindi, mancano almeno 310 infermieri». Un varco che i quasi duecento della graduatoria da concorso Arcs non basteranno a riempire, sostiene il sindacalista Nursind, anche perché «il dato reale di quelli che saranno effettivamente assunti difficilmente coinciderà con il numero dei vincitori del concorso. La maggior parte degli infermieri del Sud partecipa a tutti i concorsi. Se il 50% delle persone in graduatoria accetterà, a mio avviso, saranno già tanti. Resterebbero comunque scoperti duecento posti», ipotizza. Inoltre «questi nuovi assunti, se va bene, entreranno in AsuFc verso ottobre. Per questo avevamo chiesto che potessero essere operativi già a giugno, per capire prima i numeri precisi delle forze a disposizione e dare la possibilità ad Arcs di fare un nuovo concorso». 


I REPARTI IN CRISI

Secondo Caslli «la situazione a Udine è drammatica. Ci sono reparti, come la Pediatria, che sono in estrema difficoltà per la carenza di infermieri. Lo stesso in pronto soccorso pediatrico. Il personale è stanco, la gente va in burnout. Ci sono piccoli pazienti oncologici che richiedono una particolare assistenza. Infatti nell'incontro della scorsa settimana AsuFc ha confermato che il primo reparto che avrà rinforzi dalle nuove assunzioni sarà la Pediatria». Ma quello non è l'unico settore sguarnito, secondo il Nursind. «I problemi di carenza di infermieri riguardano anche la Cardiochirurgia, le Chirurgie, la Radiologia interventistica e le Medicine. Ma siamo anche molto preoccupati per il territorio che si sta sguarnendo. Il carico di lavoro è aumentato, fra vaccini e tamponi. Il personale non ce la fa più a lavorare». Molti, infatti, scelgono di uscire dal sistema pubblico: «Molti infermieri si licenziano per andare a lavorare in libera professione. Solo nelle ultime due settimane ho ricevuto personalmente una decina di segnalazioni. Il personale che resta è stanco, stremato e demotivato. Qui purtroppo si lavora molto male e non ci sono più garanzie, il personale viene spostato dall'oggi al domani e per questo molti scelgono la fuga».


«NUOVO CONCORSO»

Da qui la richiesta del Nursind: «Chiediamo immediatamente che Arcs bandisca un nuovo concorso entro novembre, calcolando che a novembre ci saranno i neolaureati di Infermieristica. Chiediamo che vengano accettati anche se non hanno finito la tesi e che ai neolaureati sia data la possibilità di partecipare al concorso nell'immediatezza. Andrebbe fatto ai primi di dicembre».


LA CISL

Per Nicola Cannarsa (Cisl Fp) «i nuovi assunti rappresentano una ventata di ossigeno. Siamo tutti felici. Il problema è che non bastano mai rispetto al nostro fabbisogno stimato. Gli infermieri si collocano nel sistema di riorganizzazione dato dalla riforma e purtroppo ancora non sappiamo se bastano e mai basteranno perché ancora non abbiamo l'atto aziendale». Inoltre, come il Nursind, anche la Cisl non si nasconde che le assunzioni effettive potrebbero non corrispondere ai numeri dei vincitori del concorso. «Non si sa se verranno tutti. Poi, molti sguarniranno altre strutture da cui si sposteranno. Una cosa che mi preoccupa molto è sguarnire le case di riposo». 


NUOVE FIGURE

Che fare, allora? «Speriamo che il sistema di reclutamento universitario possa aumentare i numeri delle persone che vanno in formazione. A nostro parere, inoltre, alla luce della storia del sistema sanitario, forse andrebbe studiata una figura intermedia fra l'operatore sociosanitario e l'infermiere, che possa essere contestualizzata in un sistema a bassa intensità di cure, lasciando gli infermieri alle acuzie e alle alte specialità». Una figura, questa ipotizzata, che «potrebbe di fatto essere spesa nelle case di riposo e nelle Rsa».

Ultimo aggiornamento: 10:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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