La scelta di Giulia: a 27 anni molla il lavoro e va a vivere un anno in fattoria in Germania

La 27enne udinese è stata oltre 12 mesi fra aziende tedesche e una malga friulana. "Tanti giovani ritornano all'agricoltura"

Domenica 17 Settembre 2023 di Camilla De Mori
La scelta di Giulia: a 27 anni molla il lavoro e va a vivere un anno in fattoria in Germania

UDINE - Oltre un anno fra fattorie e malghe di montagna, dalla Germania all’Alto Friuli, in paesini di poche anime o isolati in mezzo alla natura, guardando i vitelli nascere, imparando a mungere le mucche e a dare una mano in caseificio, dove ancora il terreno si lavora con attrezzi trainati da cavalli da tiro. Così, Giulia Petrucco, 27 anni, di Udine, in un modo abbastanza inusuale per i giovani italiani, ha scelto di mettere a frutto la sua laurea triennale in Scienze agrarie.

Un “master del fare” impagabile per apprendere nuove competenze, perfezionare una lingua e conoscere giovani da tutto il mondo.


IL RACCONTO
Nel 2022 Giulia lavorava come impiegata, quando, alla conclusione naturale del contratto a tempo, «ho deciso di sfruttare questa chiusura del rapporto di lavoro per un periodo tutto per me. Questa esperienza mi ha consentito di avere nuove competenze nel campo dell’agricoltura e di perfezionare il tedesco». Così, ha scelto una piattaforma specializzata e si è costruita su misura un viaggio di formazione, che la ha portata in quattro aziende tedesche. «La prima dove sono stata, in Assia, si trovava in un piccolo paese a circa 40 chilometri da Kassel. Molte delle lavorazioni venivano eseguite con attrezzi trainati da cavalli da tiro. Un tuffo nel passato. Ho aiutato nella parte di orticoltura e nel mantenimento delle galline ovaiole e delle pecore. Quest’azienda si basa sul modello Community-supported agriculture: c’è una famiglia che gestisce l’attività e una serie di persone interessate che si impegnano a prendere ogni settimana una cassetta di prodotti, pagando a inizio anno una somma. Così i gestori hanno una sicurezza di una certa entrata fissa». A Kassel, Giulia per oltre un mese ha vissuto in famiglia, in una camera tutta sua, ma «i pasti li consumavamo insieme». «Poi sono stata per un altro mese a fare la vendemmia nella valle del Tauber (Taubertal), situata un’ottantina di chilometri a ovest di Norimberga. Questa valle è conosciuta in Germania per la produzione di vini. Ho abitato in una casa condivisa con altri volontari provenienti da tanti altri Paesi del mondo. C’era una coppia di tedeschi, dei canadesi, un ragazzo mezzo tedesco e mezzo cipriota. È stato uno scambio di culture». La terza tappa del suo viaggio di formazione è stata «a metà strada tra Norimberga e Stoccarda, nel Bundesland del Baden-Württenberg. Lì mi sono occupata delle pecore da latte. In quel periodo erano “in asciutta” e non venivano più munte, ma bisognava comunque occuparsi di loro. Era freddo: un giorno siamo arrivati a -10 gradi». Infine, l’ultima azienda in cui ha vissuto era «a pochi chilometri a nord della città di Wuppertal, in una zona collinare chiamata Windrather Tal. C’erano molte aziende agricole biologiche che facevano rete. Ad esempio, una ha un mulino dove le altre portano a macinare i propri cereali. Dove stavo io, c’è il caseificio, dove viene conferito e trasformato il latte delle altre aziende della rete, oltre a quello prodotto direttamente in azienda». Un altro modello produttivo di cui Giulia ha fatto tesoro. «È stata una bellissima esperienza perché si lavorava insieme in campagna e si condividevano i pasti. Ognuno aveva il suo compito. La nascita dei vitelli era sempre una gioia. La stalla è progettata a stabulazione libera, cioè le vacche si muovono liberamente. Dalla primavera all’autunno, da quando e finché il tempo lo permette, vanno a pascolare nei pascoli intorno all’azienda». Al suo rientro in Italia, una nuova partenza: destinazione malga Glazzat, dove ha fatto la stagione in quota, «da giugno a settembre», fra le mucche da mungere e il caseificio. «Mi sono occupata anche dell’accoglienza per gli ospiti e di progetti sul latte e la lana per i bambini. È importante veicolare l’interesse per la natura».


L’ESPERIENZA
«In Germania mi hanno detto che di ragazzi italiani, ne vedono pochi. I nostri giovani non usano molto queste piattaforme, mentre per ragazzi e ragazze di altri Stati europei è più normale». Dell’Italia, Giulia dice che le è mancato «il clima, la famiglia, le persone care. I tedeschi sono molto efficienti e disponibili, ma non tanto calorosi». «L’esperienza che ho fatto mi ha fatto acquisire delle competenze che ho subito speso in malga. Ci sono sempre più giovani che stanno tornando all’agricoltura. Quando uno si dedica a questo settore, per me, deve farlo anche con l’idea di una custodia del territorio, che adesso è sempre più bistrattato. In montagna, c’è l’avanzata del bosco, mentre la pianura è dominata da monocolture». L’esperienza in fattoria «mi ha dato anche idee per il mio futuro. Mi piacerebbe importare anche in Friuli il modello di Community-supported agriculture o lavorare sulla rete di società agricole che si aiutano per sviluppare un ideale comune».

Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci