Il Friuli Venezia Giulia "scotta":
in 30 anni un grado in più

Giovedì 24 Settembre 2015 di Patrizia Disnan
Il Friuli Venezia Giulia "scotta": in 30 anni un grado in più
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UDINE - Il Friuli Venezia Giulia si sta riscaldando, come accade nel resto del pianeta ma anche di più: nell’ultimo trentennio l’aumento della temperatura media è stato di un grado, contro lo 0.8 registrato a livello mondiale.

«L’aumento della temperatura è generalizzato in tutta la regione e riguarda sia le massime che le minime, interessando tutte le stagioni» conferma Stefano Micheletti, direttore dell’Osmer, chiamato a descrivere gli effetti locali dei mutamenti climatici nella conferenza organizzata a Udine dall’associazione climAzione, di cui era ospite Mario Alverà, "climate leader" dell’organizzazione del premio Nobel Al Gore. «In inverno le gelate diventano più rare - prosegue Micheletti - ma è in estate che il cambiamento ha effetti dirompenti. L’estate 2015 è stata un ottimo esempio, seconda nelle medie di poco al 2003, ma che ha visto il record, a Gradisca, il 22 luglio, con un picco a 40 gradi raggiunti per la prima volta». Il riscaldamento diventa evidente tenendo conto delle giornate di caldo con temperature oltre i 30 gradi che sono raddoppiate, passando dalle 20 circa del trentennio 1960-’90 alla quarantina attuale.

«La pioggia che cade in un anno sul territorio per fortuna è rimasta più o meno costante» aggiunge il metereologo basandosi su misurazioni che partono, come nel caso di Udine, dal 1915. Muta però la distribuzione delle precipitazioni, con una diminuzione nella tarda primavera e un giugno tendenzialmente più secco e un incremento da settembre. E cambia l’intensità. Considerando una soglia di 50 mm di precipitazioni e otto località (Tarvisio, Enemonzo, Gemona, Udine, Pordenone, Trieste, Capriva-Gorizia e Fossalon-Grado) si è passati dai 4-5 giorni annui nel periodo 1961-2000, agli oltre 5 dal 2000 fino ai 6 dell’ultimo quinquennio. Le conseguenze ci sono già. Basti pensare alla gestione della risorsa idrica; alla prevenzione degli incendi; al turismo invernale con meno neve alle basse quote; all’agricoltura che potrà contare su un allungamento della stagione ma dovrà reagire a periodi di siccità; al sistema dell’assistenza e alla sanità che solo nell’ultima estate hanno dovuto fronteggiare i rischi sui soggetti più vulnerabili delle cinque ondate di calore che ci hanno investito.
Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 16:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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