Danieli: «I nomi dei "no" all'acciaieria per spiegare i motivi agli azionisti»

Lo scontro del gruppo siderurgico con la Regione Friuli VG per sapere chi si è opposto all'impianto

Venerdì 5 Gennaio 2024 di Loris Del Frate
Danieli: «I nomi dei "no" all'acciaieria per spiegare i motivi agli azionisti»

UDINE - Ha avuto l'effetto di un sasso in piccionaia la notizia pubblicata ieri dal Gazzettino del fatto che la Danieli, il colosso di Buttrio del patron Gianpietro Benedetti, ha citato al Tar la Regione Friuli Venezia Giulia per ottenere i nomi dei 24mila 142 sottoscrittori della petizione "No acciaieria" che era stata consegnata al consiglio lo scorso luglio.

Anche a fronte di quel documento la giunta aveva negato la possibilità di realizzare il mega impianto nella punta Sud della zona Aussa Corno vis a vis la laguna di Marano. Un impianto in cui il gruppo ucraino Metinvest era committente e la Danieli nelle vesti di appaltatrice.


L'AZIENDA
Ieri per chiarire la posizione l'azienda ha reso pubblica una nota di chiarimento. «Il gruppo Danieli - si legge - è da sempre attento al territorio in cui l'azienda è nata e rispettoso delle sensibilità della sua popolazione. Anche per questo a seguito della volontà della giunta regionale di interrompere la procedura riguardante l'autorizzazione per l'insediamento del Digital Green Steel Project, ha inteso raccogliere informazioni per comprendere le ragioni di questa decisione. Essendo Danieli un'azienda quotata tale richiesta è finalizzata anche a dare ai propri azionisti motivazioni e informazioni complete rispetto alla decisione di indirizzare l'investimento su un altro territorio».


GLI ATTI
«La Regione - prosegue la nota - ha consentito l'accesso, inclusi i rapporti delle Università di Udine e Trieste e di altri esperti che hanno escluso impatti negativi ambientali e sottolineato gli aspetti positivi di natura economica e sociale. Fra i materiali inviati mancava invece la petizione che, a detta della stessa Regione, ha costituito elemento decisivo per le proprie scelte. A seguito del diniego, Danieli ha presentato ricorso al Tar in quanto a parere dell'azienda le motivazioni addotte non sono fondate. Il Gruppo ribadisce che la richiesta è stata fatta al solo fine di avere un quadro informativo completo dal punto di vista amministrativo. L'ipotesi di una causa ai 24mila cittadini è frutto di ricostruzioni giornalistiche fantasiose e destituite di ogni fondamento».


IL RICORSO
Non è certo fantasia, però, quello che si legge alle pagine 4 e 5 del ricorso presentato dalla Danieli contro la Regione. «Chi ha sottoscritto la petizione (ossia i 24.142 cittadini ndr.) si è assunto la responsabilità di affermare che la Danieli costruisce acciaierie che creano un "irreversibile danno ambientale"» (termini questi ultimi contenuti nella parte iniziale della petizione). Ma non è tutto. «Si tratta di una affermazione - continua il ricorso - falsa e gravemente lesiva, con rimbalzi a livello mondiale della sua reputazione. Su di essa, evidentemente, la Danieli non può sorvolare». Più chiaro di cosi...


LA REGIONE
Ma al passaggio successivo i legali della Danieli tirano in ballo anche la responsabilità eventuale della Regione. Si legge: «Il rifiuto della parte pubblica a far realizzare la nuova acciaieria nella regione in cui Danieli ha la sua sede e la sua base - spiegata con "l'ascolto" del territorio e quindi conseguentemente alla presentazione della petizione - sta creando di riflesso ostacoli anche a farla realizzare in altre parti d'Italia, come a Piombino». In più passaggi del ricorso, infine, viene evidenziato il fatto che la Regione, anche con atti formali, aveva riconosciuto che la proposta rappresentava "carattere strategico per il tessuto economico produttivo regionale". Salvo poi cambiare idea peraltro nonostante il fatto che gli studi "avevano evidenziato che non ci sarebbero state criticità di carattere ambientale".

Ultimo aggiornamento: 6 Gennaio, 11:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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