Carceri sovraffollate, Udine tra le peggiori d'Italia: 140 detenuti su una capacità di 86

Ieri la visita di "Nessuno tocchi Caino": "Via Spalato è degradata, va ristrutturata"

Giovedì 17 Agosto 2023
Carceri sovraffollate, Udine tra le peggiori d'Italia: 140 detenuti su una capacità di 86

UDINE - Con un valore "pari al 180%", il carcere di Udine è l'istituto di pena, "tra gli oltre 85 visitati in Italia da inizio anno", a registrare il "più elevato tasso di sovraffollamento".


L'«ISPEZIONE»
Lo ha reso noto "Nessuno tocchi Caino", al termine di una visita effettuata ieri. «Al suo interno - spiega Elisabetta Zamparutti, tesoriera dell'associazione - abbiamo trovato 140 detenuti su una capacità regolamentare di 86. La parte più degradata, che necessita una ristrutturazione, è il piano terra, dove sono reclusi soggetti più problematici sotto il profilo del disordine mentale e psichico».
Nel carcere, di media sicurezza, «quasi la metà dei detenuti ha pene sotto i 4 anni, che potrebbero consentire la concessione di misure alternative. Ma c'è una magistratura di sorveglianza molto restrittiva. Parlando con i detenuti definitivi nessuno ha detto di usufruire di permessi. Questo è un aspetto problematico».
Durante la visita la Ong è stata accompagnata dalla comandante Monica Sensales, «ottimo quadro dirigente», e ha analizzato anche l'aspetto occupazionale: «Il lavoro scarseggia - aggiunge Zamparutti - su 140 detenuti solo 23 ne ha uno, di breve durata e comunque all'interno della struttura.

Inoltre, il personale è sotto organico. In particolare gli educatori dovrebbero essere 4, ma gli effettivi sono 1, con un altro che va 1-2 giorni a settimana. Gli agenti, su una pianta che ne prevede 115, sono un'ottantina. La condizione è per lo più di non legalità», conclude Zamparutti.


A TOLMEZZO
Nessuno Tocchi Caino ha visitato lunedì anche il carcere di massima sicurezza di Tolmezzo: «Qui - aggiunge il segretario di Nessuno tocchi Caino, Sergio D'Elia - esistono problemi legati all'area sanitaria e alla magistratura di sorveglianza, un problema generale delle carceri». E anche Tolmezzo «è una struttura sovraffollata», ha puntualizzato nel corso della conferenza stampa che si è tenuta nella sala del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Udine, al Palazzo di Giustizia.


L'INIZIATIVA
L'iniziativa, denominata il "Viaggio della speranza-Visitare i carcerati" è stata organizzato da "Nessuno tocchi Caino" in collaborazione con le Camere Penali e sta attraversando la penisola italiana; da inizio anno sono state almeno 80 le visite nei carceri. Nelle intenzioni degli organizzatori, il "visitare i carcerati" non è solo un'opera di misericordia, ha lo scopo anche di ascoltarli, verificare le loro condizioni di vita materiale e raccontarle, ma soprattutto infondere fiducia e speranza in chi rischia di veder prevalere sfiducia e disperazione, come testimonia l'alto numero dei suicidi. Alle due visite tra Tolmezzo e Udine ha partecipato anche Raffaele Conte, Presidente della Camera Penale Friulana di Udine.
Rispetto ai problemi di sovraffollamento e alle soluzioni che si stanno portando avanti per risolverli, ad avviso dell'Avvocatura, non sembra reggere nemmeno l'ipotesi di impiegare caserme per fare nuovi istituti: «Non è possibile questa risposta ha dichiarato Conte -; ha bisogno di tempi certi, ambienti, strutture, metrature, modi di essere, nuovo personale da impiegare. La politica si muove nei confronti della questione carceraria solo per utilitarismo, non perché voglia prendere atto dei problemi reali all'interno di queste strutture» - ha concluso Conte -.
«È giunto il momento non di costruire nuove carceri o riaprire caserme, che comporterebbero tempi biblici rispetto all'urgenza del problema, ma di entrare in una dimensione, che è quella che Marta Cartabia con la sua riforma ha prospettato, di una giustizia riparativa e non vendicativa - ha aggiunto ancora D'Elia -. Quest'anno ci sono già stati 45 suicidi in carcere, bisogna interrogarsi sul motivo per cui accade questo - ha affermato - è ora di cambiare paradigma: non trovare un carcere migliore, ma qualcosa di meglio del carcere». Oggi, ha spiegato, «la popolazione carceraria è sempre più giovane e sempre più connotata dal disagio mentale». La società quindi, secondo D'Elia, «si deve fare carico del male che c'è e trattarlo come un male fisico. La soluzione sta quindi nella giustizia comunitaria», ovvero nelle comunità terapeutiche. «Il carcere è invece il contrario di questa dimensione - ha concluso - è il luogo dove detenuti e polizia penitenziaria vivono il degrado».

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