Buco di 116 milioni previsto nei conti dell'azienda sanitaria: meno finanziamenti, maggiori costi

Sabato 7 Agosto 2021 di Lisa Zancaner
Buco di 116 milioni previsto nei conti dell'azienda sanitaria: meno finanziamenti, maggiori costi

UDINE - A fine anno l'AsuFc, Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, prevede un buco di 116 milioni di euro. Il secondo trimestre è stato caratterizzato dalla progressiva e prudenziale ripresa delle attività cliniche che risentono ancora in larga parte della necessità di mantenere attenzionato il sistema, anche rispetto all'evoluzione pandemica.

Durante il 2020 e fino a tutto il primo quadrimestre 2021 l'emergenza pandemica non ha consentito di dedicare risorse alla definizione del sistema delle responsabilità e dei conseguenti meccanismi operativi gestionali e cresce la necessità di superare le criticità che derivano dall'impatto della pandemia e nell'Azienda, ci si trova a fare i conti non solo con il Covid, ma anche con la mancata copertura di diverse posizioni apicali, un problema causato in parte dal ricambio generazionale. Rimane prioritario, nel breve periodo, riportare a regime l'attività ordinaria ai livelli ante Covid, mantenendo contestualmente le attività di vaccinazione e contenimento/azzeramento della diffusione epidemiologica.

Meno finanziamenti regionali

Un'impresa non facile che richiede risorse, in tutti i sensi. Il presunto risultato di fine anno - il pareggio di bilancio comunque, come di consueto, sarà garantito come più volte ribadito dalla direzione anche in occasione del precedente report trimestrale - in parte è influenzato dal minor finanziamento regionale indistinto attribuito in sede di bilancio di previsione 2021 per oltre 31 milioni di euro, oltre ai minori finanziamenti statali assegnati nel 2020 per l'emergenza Covid. Meno risorse, insomma, ,a maggiori spese, a partire proprio dai costi dettati dalla pandemia. Al 31 dicembre 2021, infatti, si prevedono costi per affrontare l'emergenza per più di 70 milioni e, rispetto al consuntivo 2020, la stima prevede maggiori costi per euro quasi 15 milioni. Non è solo il Covid a far lievitare i costi. Una voce che pesa per più di 5 milioni è quella relativa agli erogatori privati, soprattutto per effetto dell'attrazione extraregionale sia sul versante della specialistica ambulatoriale che per i ricoveri. Ad aumentare sono anche le spese per servIzi come la lavanderia, la mensa, lo smaltimento rifiuti, e ancora il riscaldamento e le bollette. Vanno messi in conto, inoltre, altri servizi non sanitari che si riferiscono alla stima delle quote che Arcs addebiterà all'Azienda per la gestione del call center e del magazzino centralizzato. Seppure in misura minore pesano anche i maggiori costi destinati alla manutenzione, con tanto di imprevisti.

L'impennata dei costi

Il confronto tra la previsione al 31 dicembre 2021 rispetto al consuntivo 2020, porta a una stima di maggiori costi per 845.000 euro, attribuibile soprattutto ai costi relativi al canone e agli interventi extra-canone collegati alla gestione del verde, in quanto è in corso, in contraddittorio con la ditta affidataria, una verifica delle consistenze delle aree verdi. Infine c'è da mettere in conto la gestione dei centri vaccinali che nei primi sei medi dell'anno ammontano a oltre mezzo milione di euro. L'azienda ha di fatto attivato un sistema organizzato di centri vaccinali capillarmente diffuso sul territorio. Due di questi centri svolgono la funzione di centri hub che operano con continuità, all'Ente Fiera di Martignacco e al Centro commerciale Le Manifatture di Gemona e continua a essere operativo con continuità anche il centro vaccinale all'ospedale di Udine. Per la vaccinazione dei soggetti fragili, inoltre, sono stati attivati specifici punti di vaccinazione nelle strutture di grandi dimensioni. Sono poi stati attivati nelle sedi dei distretti e dei presidi ospedalieri aziendali punti di vaccinazione in relazione ai fabbisogni. Infine, sono in corso di attivazione punti di vaccinazione a gestione dei medici di medicina generale a livello locale nei Cap o nelle altre sedi messe a disposizione dagli enti locali. All'attività nei punti vaccinali si aggiunge quella garantita dai servizi territoriali a domicilio e nelle strutture residenziali per anziani e disabili
 

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