UDINE - Fra pochi giorni, il 16 e 17 aprile, Udine voterà per eleggere il suo sindaco. Per il centrosinistra, corre l'ex rettore dell'ateneo friulano Alberto Felice De Toni (con 4 liste fra cui il Pd e il Terzo polo), che ha appena chiuso un accordo elettorale con la coalizione che al primo turno aveva sostenuto Ivano Marchiol (e che comprende anche il M5S), che "vale" il 9,24%. A centrodestra cerca di centrare il bis l'uscente Pietro Fontanini, leghista di lungo corso, che al primo turno ha ottenuto il 46,25% (contro il 39,7% di De Toni), ma che, a differenza del suo avversario, non ha trovato la quadra con il quarto candidato, Stefano Salmè, esponente degli anti-sistema, che ha invitato i suoi (che sulla bilancia del voto del 2-3 aprile pesavano il 4,81%) a non votare.
I detrattori di Fontanini lo dipingono solo o, ancor peggio, isolato, alle prese con una somma algebrica piena di incognite.
L'ALLEANZA MANCATA
De Toni e Marchiol, però, ora corrono assieme, mentre Fontanini non è riuscito a fare l'alleanza. Salvini non si scompone: «Noi abbiamo scelto la coerenza. Noi ci siamo presentati e abbiamo preso la maggioranza dei voti al primo turno con un'idea di città e con questa ci presentiamo al ballottaggio. Non ci interessa parlare ai partiti, ma alla città e io penso che i cittadini di Udine sappiano che hanno la fortuna di vivere in una città bella, curata, moderna, molto più sicura rispetto a tante altre città e quindi sceglieranno fra due modelli. Hanno scelto a livello regionale in maniera mi sembra abbastanza evidente». Nella città di Udine Fedriga, però, ha preso il 55,54%, nove punti in più di Fontanini, come più volte ha rimarcato De Toni. A chi gli chiede dell'esito meno brillante del sindaco uscente rispetto a quello delle regionali, Salvini ribatte con fermezza: «Se parti da 46% a 39%, sicuramente la preoccupazione è di chi sta dietro, non di chi sta davanti. Detto questo, le elezioni amministrative hanno tantissime liste. Bastava guardare la scheda sul Comune per vedere le liste». Il leader leghista, come già aveva fatto dal palco di piazza XX Settembre in chiusura della campagna elettorale, decanta la bellezza e l'efficienza della città amministrata dal centrodestra e rilancia la promessa di eliminare le barriere ferroviarie che tagliano in due Udine est. Un progetto ambizioso, per cui mancano una settantina di milioni. «Lo risolveremo. Anche il Codice degli appalti e il Ponte sullo Stretto erano ambiziosi e impegnativi, però abbiamo portato a casa entrambi i decreti», sostiene il ministro.
Ma dal centrosinistra non mancano le critiche. Per il coordinatore della segreteria regionale del Pd Salvatore Spitaleri «la presenza tambureggiante di Salvini evidenzia solo la debolezza di Fontanini, che evidentemente non ha più argomenti per confrontarsi da solo con De Toni».