Il protocollo c'è, è quello già lavorato a settembre e perfezionato durante l'autunno, quando a braccarlo c'era la seconda ondata del contagio. Ma la Regione ha in mente una stretta, un aggiornamento delle regole che stanno alla base della convivenza tra il virus e il mondo della scuola.
IL PIANO
La Regione in queste ore è in contatto con tutti i Dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie. Tra gli ambienti della politica regionale c'è preoccupazione. La riapertura delle scuole, pur caldeggiata per far fronte alle difficoltà che stanno subendo ragazzi e genitori, spaventa non poco. Si teme che la frequentazione dei trasporti e delle aule scolastiche possa interferire con la discesa della curva del contagio dovuta principalmente alle misure restrittive. Nessuno, in questa fase, vorrebbe mai vanificare il sacrificio (l'ennesimo) a cui sono stati chiamati cittadini e attività produttive. E ancora: in alcune aree della regione, il contagio è ancora a livelli alti. Non è fortunatamente il caso della provincia di Pordenone, dove i numeri sono sempre stati da zona gialla, ma a Udine e a Trieste la situazione non è certamente tranquilla. Per questo il protocollo subirà un aggiornamento, che si tradurrà in una stretta sul fronte degli isolamenti da attuare nel caso di un contagio a scuola.
I DETTAGLI
Il problema non riguarda più tanto gli insegnanti, che in buona parte hanno ricevuto il vaccino nella breve fase due della campagna di immunizzazione, quanto gli alunni, spesso portatori silenti del contagio in quanto perlopiù asintomatici. Sino ad oggi il protocollo ufficiale prevedeva, in caso di una positività riscontrata in ambito scolastico, l'isolamento dei contatti più stretti, quindi degli allievi della stessa classe più vicini a livello spaziale. A causa della variante inglese, invece, si procederà sempre più spesso alla quarantena generalizzata per tutta la classe, e non solamente per i contatti stretti. La decisione, che sarà presa comunque caso per caso, è dettata dalle evidenze scientifiche emerse in seguito agli studi sul ceppo britannico, molto più contagioso rispetto al virus originario.
CONSEGUENZE
La riapertura in sicurezza delle scuole al momento non passa da una sorveglianza a priori. Non ci sono i mezzi per uno screening preventivo basato su test massivi, dal momento che i tamponi salivari (di cui il Fvg è praticamente pioniere in Italia) non sono ancora stati ufficialmente validati. Bisognerà quindi agire a posteriori, ancora una volta inseguendo il virus e non anticipandolo. Tornando nel Friuli Occidentale, invece, l'Azienda sanitaria conta di procedere con il metodo classico, quello basato sull'isolamento dei soli contatti stretti. Questo sulla base di un livello di contagio che sul territorio è di molto inferiore rispetto a quello che si registra nelle altre province. Ma se le cose dovessero mettersi male, anche nel Pordenonese potranno finire in quarantena intere classi o addirittura intere scuole. Certamente, nel mese più difficile della terza ondata, la ripartenza del sistema scolastico rappresenta l'ennesima sfida per il sistema della salute regionale. Una sfida che stavolta non si può più fallire.
M.A.