Giuseppe Vigna: «Il jazz luogo
d'incontro, come Trieste per me»

Lunedì 7 Novembre 2016 di Verdiana Garau
Giuseppe Vigna
TRIESTE - Giuseppe Vigna a 56 anni ha dovuto improvvisare, come la sua musica preferita e decidere che direzione prendere.

Mentre mi apre la porta del suo loft di Piazza Venezia a Trieste, mi dice:

G. …..Oh! Divergenze artistiche quelle…. prego accomodati.

Ultimo piano, bellissima vista sul lungomare e sul bellissimo museo Revoltella.
Spalanca la finestra:

G. Come vedi adesso abito qui, in questa nuova casa.- sembra davvero soddisfatto.

V. Quindi non sei più al Musicus Concentus? Non sei più a Firenze?

G. Beh no….sai, volevo stare naturalmente vicino alla musica, come sono abituato a fare. Vicino al mondo del jazz e della new music, loro forse no, non lo so.

Ci riferiamo al Musicus Concentus, ente attivo a Firenze dal 1972, di cui Giuseppe ne è stato il direttore artistico fino allo scorso anno.
LP sparsi ovunque appesi con le mollette per i panni, stesi come il bucato, posters “ad asciugare” sui fili tirati da un capo all’altro dei muri e ancora dischi…. Chet Baker and Art Pepper, Jane Birkin e Serge Gainsbourg, James Brown…
Pile e scaffali stracolmi di cd e ancora dischi, dischi dappertutto.
Angolo bar. L’occhio cade su un servizio da caffè con le tazzine riparate con la tecnica del kintsugi.
Quando un vaso si rompe, per saldare i pezzi, i giapponesi usano spesso la tecnica del kintsugi. Rimettono insieme i pezzi con l’oro.

G. Quella tazzina è un gadget di un’idea che ha avuto la Yoko Ono per una grossa marca di caffè…... Vuoi un caffè?- mi domanda.

Il caffè di Giuseppe è squisito, cremoso. Perfetto.

Italiano, italianissimo, calabrese d’origine, fiorentino d’adozione prima e triestino oggi, appassionato di musica e di cinema, parte a diciassette anni da Cosenza ed è protagonista a Firenze per ben vent’anni del famoso Festival dei Popoli, l’associazione impegnata da oltre cinquanta nella promozione e nello studio del cinema di documentazione sociale.
Giuseppe Vigna ha a lungo seguito l’ufficio stampa a livello nazionale e la selezione dei documentari che venivano proiettati in rassegna.
Entra poi più tardi a far parte dell’organizzazione del Musicus Concentus.
Scrive nel frattempo un libro illustrato sulla storia del jazz per ragazzi distribuito in tutto il mondo in sette lingue e pubblica una biografia, arricchita di interviste, su Caetano Veloso, suo caro amico, intitolato LA LUNA E LA ROSA.

G. Ormai purtroppo fuori catalogo.- dice a malincuore.

Mi ricordo di quando Giuseppe mi fece ascoltare un brano inedito dove Ornette Coleman e Don Cherry (tra i pionieri del free jazz, grandi scienziati pazzi sperimentatori, per chi non lo sapesse) si scambiano gli strumenti del mestiere in un duo indimenticabile. Coleman suona la tromba e Cherry viceversa il sax.
Anche Giuseppe è swing e jazz estremo allo stesso tempo, gioca col tempo, anticipa e nasconde, svela e si esprime. Vigna segue la musica, perché lei sa dove andare.
Da Firenze a Trieste, Giuseppe Vigna, lui, urgenza espressiva al naturale, ha fatto della sua passione per la musica e il cinema uno stile, la sua vita.

V. Perché Trieste Giuseppe?

G. Perché Maurizio Moretti il barista di Urbanis, conosci Urbanis? Ah no? Proprio qui sotto, mi aveva detto che le case costano meno che a Firenze. Per me comodissimo. Qui poi il traffico è inesistente, Firenze invece è stritolata dal traffico. La qualità della vita a Trieste è decisamente più alta. E soprattutto ascoltano tanto jazz e tanta new music, c’è curiosità.

V. E il Musicus Concentus?

G. Con il Musicus Concentus abbiamo fatto molto. Ma io cerco sempre di andare avanti, non posso avere limiti. Trovo che il Musicus oggi sia diventato conservativo. Per questo ho deciso di allontanarmene. Continuo a scrivere le mie cose intanto e a frequentare concerti e musicisti in attesa di altre offerte di lavoro e collaborazioni.

V. Ma la tua esperienza a Firenze è stata gran cosa per i giovani, no?

G. Si, siamo stati il punto di riferimento in Italia della new music degli ultimi 24 anni. Molti artisti che hanno partecipato alle nostre rassegne, sono tutti loro oggi, i musicisti più richiesti e maestri del jazz d’avanguardia nel mondo!
Con il Musicus mi sono tanto appassionato al mio lavoro.
Non avevamo solo i musicisti da tournée, ma persone, artisti che volevano passare a Firenze per raccontare qualche cosa.
Non esistono altre musiche come il jazz dove la comunicazione è così intensa tra chi organizza e chi suona.
Di solito perfino le cene con gli artisti non sono previste quando si è gli organizzatori, noi mangiamo insieme invece. I musicisti jazz non sono artisti che fanno migliaia di presenze, non appartengono al mondo dei grandi produttori che fanno i numeri sui servizi.

V. E il pubblico? Come recepisce?

G. Il pubblico è sempre stato un’incognita invece.
Negli anni ‘90 c’era più attenzione, poi scemata si sta rinnovando a oggi.
Mi pare che stia nascendo una nuova generazione di ascoltatori.
La parola jazz può far pensare ad una musica noiosa…..e se si pensa al mondo degli attuali festival di jazz…beh le analogie vengono facili, effettivamente non è un mondo con grande appeal.
Con la new music invece, essendo un campo sperimentale, come lo è stato il new rock negli anni ‘90, il pubblico arriva, arriva per questo, per la curiosità, la varietà espressiva, l’originalità.
Io cerco di assecondare e lavorare a favore di forme di espressione che abbiano un’urgenza espressiva….è l’unica cosa che mi fa piacere.

V. Giuseppe, c’è un momento della tua carriera che ti ha segnato particolarmente?

G. Ho avuto la fortuna di essere amico di Butch Morris, che è questo signore che inventò il sistema detto Conduction. Cioè i musicisti dovevano riprendere a delle reazioni musicali con un vocabolario di segni concordati, ma senza alcuna partitura.
Butch Morris, ovviamente, il loro maestro d’orchestra.
Lavorare con lui è stata per me una gran fortuna……parlando con lui si capiva che aveva una visione della musica totale… Mozart, Bach, Beethoven, Duke Ellington….
L’improvvisazione, appunto “condotta”, era il suo modo di fare, lui applicava la sua filosofia in modo totale a tutto quello che faceva, alle sue scelte, da quella del vino al modo di andare sul palco e andare sul palco significava avere il disinteresse totale dei musicisti che andava a condurre. Sensibilità e orecchio. Punto.
Avevamo prodotto la sua prima Conduction con un’orchestra sinfonica, non lo aveva mai fatto Butch prima di allora.
Siamo stati innovativi in questo, con l’orchestra sinfonica.
Gli artisti di solito sono seguiti dalla produzione in tutto ciò che i musicisti hanno bisogno e la prima cosa che ci ha detto Butch di fare è stata: Portate via i leggii!
I musicisti stessi erano disperati!!!… non vedevano il leggio!!! AhAhah!! - si rompe in una risata.

G. Potresti chiedermi perché mi piace la musica brasiliana però - sorride con gli occhi, mi ha anticipata…

V. E perché dimmelo Vigna, Perché ti piace la musica brasiliana?

G. Perché c’è bisogno di melodia nella vita, cara Verdiana…..

Vedi una nazione gigantesca come quella del Brasile, così vasta….ha un paesaggio musicale che incarna aspettative, emozioni, visioni e sentimento comuni ad una nazione.
In Italia non succede da tanti anni, forse succedeva negli anni ‘60 o negli anni ‘50….ma con l’avvento delle multinazionali della musica è finito tutto o quasi.
Gilberto Gil, Caetano Veloso, Chico Buarque, oltre ad essere stati attivisti con i loro movimenti culturali negli anni ’60 e ’70, aver vissuto l’esilio e alcuni di loro oggi diventati Ministri della Cultura o dell’Istruzione, sono profondamente radicati nella cultura popolare, hanno fatto la storia di un paese, fanno parte dell’immaginario delle persone semplici…in Europa questo è venuto a mancare.
Questa musica, il jazz come la musica brasiliana, per me sono appartenenza, accoglienza, abbraccio, comunicazione…sono sensibilità.
Senti che hai bisogno di vivere in questo posto, come quando ti senti a tuo agio con una musica.
Il jazz è un luogo di incontro, come Trieste in fondo, lo è stata per me.


 
Ultimo aggiornamento: 18:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci