Trieste. Le viene negata la cittadinanza per un errore di battitura. Interviene il Tar: spese pagate dalla Prefettura

Mercoledì 7 Febbraio 2024 di Loris Del Frate
Trieste. Le viene negata la cittadinanza per un errore di battitura. Interviene il Tar: spese pagate dalla Prefettura

TRIESTE - Non usa mezze parole il Collegio del Tar di Trieste nei confronti della Prefettura: per i magistrati amministrativi, infatti, si è comportata con un "atteggiamento sbrigativo facendo anche emergere con evidenza il dedotto vizio dell'eccesso di potere nelle figure sintomatiche della manifesta ingiustizia e dell'irragionevolezza". Insomma un quadro non certo edificante anche perché nella sentenza è stato messo nero su bianco. In più, come il Tar fa quando la causa ha una evidente responsabilità, ha liquidato le spese di lite tutte a carico della Prefettura che si era opposta al ricorso. Resta un fatto che ovviamente non è scritto sulla sentenza, ma potrebbe avere una sorta di eco che parte da lontano e che riguarda la concessione delle cittadinanze a giovani figli di stranieri che sono nati e cresciuti sul nostro territorio.

COSA È ACCADUTO

Come detto stiamo parlando di una richiesta di cittadinanza italiana presentata da una giovane donna marocchina nel maggio del 2020. Allora la Prefettura dichiarò inammissibile l'istanza che aveva presentato e nel giugno del 2023 aveva anche bocciato l'istanza con al quale la donna chiedeva di riesaminare la sua pratica. L'inammissibilità era stata pronunciata con il rilievo della carente documentazione allegata. Ma la questione più interessata e decisamente disarmante, infatti, arriva adesso. Già, perché la non concessione del riesame della pratica è avvenuta per una "t". Si, esatto, avete letto bene. Una lettera dell'alfabeto. In pratica la Prefettura ha cassato il riesame perché da una "attestazione rilasciata dalle autorità competenti, diplomatico - consolari con al quale si specificava l'esatta località di nascita, risultava il nome della città Kasbatadla, mentre sul passaporto della donna il nome della località era Kasbattadla.Proprio così, una "t" in più.A quel punto al Prefettura ha deciso di non riprendere neanche in considerazione la richiesta di revisione e non ha concesso la cittadinanza.

IL RICORSO

La donna ha deciso di ricorrere al Tar del Lazio che però nella sua sentenza ha dichiarato la propria incompetenza per territorio. Da qui il secondo ricorso al Tar di Trieste che le ha dato ragione al cento per cento. Ma è decisamente interessante entrare nel merito della sentenza per capire perche il collegio ha accolto l'istanza della donna. Oltre alla Prefettura si era costituito in giudizio anche il Ministero dell'Interno. «Dall'esame degli atti - evidenziano i giudici - emerge che l'intempestiva trasmissione del documento che rettificava la doppia "t" era plausibilmente dipesa da problemi di natura informatica.

La circostanza segnalata immediatamente, non è stata efficacemente contestata dalla difesa dell'amministrazione pubblica. In più - scrivono sempre i giudici - la documentazione in questione rilasciata solo il 21 giugno del 2023, poi trasmessa all'amministrazione il 31 agosto dello stesso anno, è stata depositata nel presente giudizio e attesta senza particolari equivoci l'esatta località di nascita della richiedente, soddisfacendo in toto l'esigenza istruttoria dell'amministrazione all'epoca rappresentata come unico elemento ostativo dell'accoglimento dell'istanza della donna ricorrente».

LA BOTTA

I giudici del Tar vanno fino in fondo. «Nonostante la precisa richiesta da parte della ricorrente del riesame della pratica, anche attraverso l'esercizio dei poteri di autotutela, alla luce della documentazione prodotta, la Prefettura si è trincerata dietro un formalistico quanto ingiusto diniego, opponendo un aprioristico rifiuto di esame della documentazione sottopostale e costringendo quindi la ricorrente a promuovere questo giudizio. Tale sbrigativo atteggiamento complessivo dell'Amministrazione - concludono - che non ha tenuto conto nemmeno delle tempistiche necessarie per l'interlocuzione dell'istante con le autorità consolari marocchine, fa emergere con evidenza il dedotto vizio dell'eccesso di potere nelle figure sintomatiche della manifesta ingiustizia e dell'irragionevolezza. A questo punto la Prefettura, provvedendo a riaprire l'istruttoria, riesaminerà l'istanza della ricorrente, anche alla luce della documentazione che è sopraggiunta». La donna era assistita dall'avvocato Giandomenico Della Morra.

Ultimo aggiornamento: 13:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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