Figlio nei guai per guida in stato di ebbrezza: cittadinanza negata all'ucraina in Italia da 30 anni

Sabato 6 Agosto 2022 di C.A.
Un passaporto italiano
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PORDENONE - Cittadinanza italiana negata perché al figlio, otto anni fa, è stata ritirata e poi sospesa la patente per guida in stato di ebbrezza. Una “macchia”, secondo il ministero dell’Interno, che incide negativamente sul «livello di integrazione» del nucleo familiare in cui a Pordenone vive la donna ucraina di 56 anni che voleva diventare italiana. «È una cosa assurda, ai confini della realtà - tuona l’avvocato Maurizio Mazzarella, a cui la donna si è rivolta per valutare un eventuale ricorso - Lei vive e lavora da noi ormai da 30 anni, desiderava la cittadinanza, ma il figlio è stato ritenuto socialmente pericoloso per una guida in stato di ebrezza: allora a quanti italiani dovrebbero togliere la cittadinanza?».

L’ISTANZA

L’immigrata ucraina, nata nella Federazione Russa, aveva chiesto di diventare cittadina italiana nel 2017. Nel corso dell’istruttoria è emerso che al figlio, quando aveva 22 anni, era stato emesso un decreto penale di condanna per guida in stato di ebbrezza. Il tasso alcolemico rilevato dalla Polizia stradale di Spilimbergo era alto, tanto che era scattato immediatamente il ritiro della patente di guida e successivamente la Prefettura di Pordenone gliel’aveva sospesa per la durata di un anno. Il figlio convive con la madre, pertanto nel corso dell’istruttoria è stato valutato anche il suo comportamento per evitare che «l’inserimento stabile» di chi aveva chiesto la cittadinanza arrecasse «danno alla collettività nazionale». Per rilasciare la cittadinanza, infatti, bisogna valutare se lo straniero e il suo nucleo familiare abbiano dato prova di un inserimento «ottimale» nel contesto sociale del Paese.

In questo caso nella valutazione contano l’attività lavorativa, il rispetto delle norme del Codice penale e delle regole di civile convivenza.

IL DINIEGO

Sull’istanza pesano anche le relazioni inviate al ministero da parte della Questura e della Prefettura di Pordenone, che nelle loro conclusioni avevano espresso parere contrario al rilascio della cittadinanza. Che fare? «Nulla, non si può fare nulla - dichiara Mazzarella - La concessione della cittadinanza è un potere altamente discrezionale. Secondo il sottosegretario di Stato, Ivan Scalfarotto, che firma il decreto di diniego, la guida in stato di ebbrezza provoca un forte allarme sociale ed è, così scrive, connotata da un forte disvalore rispetto ai principi fondamenti della convivenza sociale in Italia». Un orientamento che è stato più volte ribadito anche dal Tar del Lazio. In questo caso a guidare sotto l’effetto dell’alcol era un parente di primo grado, convivente, che con il suo comportamento, seppur lontano nel tempo, ha fatto precipitare anche il «livello di integrazione» della mamma. «Non farò ricorso nè al Tar del Lazio nè al presidente della Repubblica - tuona Mazzarella, il quale fa capire che lascerà passare i termini di 60 e 120 giorni - Perché no? Tanto sono tutti d’accordo e non ci daranno mai ragione. E mi meraviglio del sottosegretario Scalfarotto che predica l’accoglienza e poi nega a una donna ucraina che vive e lavora da trent’anni in Italia la cittadinanza».

Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 11:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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