Ragazza disabile violentata ai giardini di Sant'Andrea: alla sbarra due kosovari

Mercoledì 11 Maggio 2022
Controlli ai giardini di Sant'Andrea

TREVISO - Avevano approfittato della sua condizione di inferiorità psichica per abusare di lei all'interno dei giardini di Sant'Andrea, in pieno centro a Treviso. Ora due cittadini kosovari, un 25enne difeso dall'avvocato Alessandro Gallo e un 24enne difeso dall'avvocato Gisella Sciacca, si trovano sotto processo per rispondere del reato di violenza sessuale.

Ieri mattina, 10 maggio, di fronte al collegio presieduto dal giudice Umberto Donà (a latere i giudici Alberto Fraccalvieri e Carlotta Brusegan), si è aperto il procedimento penale, aggiornato al prossimo 7 marzo per permettere l'audizione dei testi del pubblico ministero Mara Giovanna De Donà. I primi a sedere sul banco dei testimoni saranno gli agenti della polizia giudiziaria che hanno condotto le indagini.

I FATTI
La vittima, una 23enne trevigiana che si è costituita parte civile con l'avvocato Rossella Martin, avrebbe subito abusi in due circostanze diverse. La prima, secondo l'accusa a opera del 25enne, si è verificata tra l'ottobre e il novembre 2017. A raccontare agli inquirenti quanto accaduto è stata la stessa giovane che sostiene come il kosovaro, in più occasioni, l'avrebbe avvicinata all'interno dei giardini di Sant'Andrea costringendola, almeno una volta, ad avere un rapporto sessuale completo mettendole una mano sulla bocca per evitare che urlasse. Prima di quella violenza, però, il giovane avrebbe più volte allungato le mani sulla 23enne toccandole seno e parti intime. Non solo: stando alla ricostruzione della Procura di Treviso, l'avrebbe anche minacciata costringendola a non dire nulla di quanto aveva subito sia alla famiglia che al fidanzato.

LA DENUNCIA
La 23enne ha però deciso di parlare, e in sede di denuncia ha riferito che l'altro kosovaro, sempre nei giardini di Sant'Andrea, il 4 novembre 2017 l'aveva palpeggiata contro la sua volontà, oltre ad averla presa per il collo per darle un bacio in bocca. Da lì sono partite le indagini che hanno portato all'identificazione e alla successiva incriminazione dei due kosovari, dopo che la 23enne ha confermato le accuse nel corso di un incidente probatorio.
 

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