Articoli in carbonio per bolidi e airbus: Novation Tech apre un nuovo polo

Venerdì 16 Febbraio 2024 di Mattia Zanardo
Taglio del nastro del nuovo stabilimento di Novation Tech

TREVIGNANO - C’è la prima stampante 3D installata in Europa -tuttora quelle operative in tutto il mondo si contano sulle dita di una mano- in grado di creare stampi partendo da una resina epossidica: costruita da una ditta israeliana, consente di compiere il processo in 50-60 ore rispetto alla settimana necessaria in precedenza. Ci sono 4 sistemi robotizzati per l’incollaggio, la carteggiatura, la lucidatura e la verniciatura dei pezzi: lavorazioni pesanti e ripetitive, che così possono essere svolte con precisione certificata. Ci sono soprattutto 140 addetti: una quarantina proveniente dal quartier generale di Montebelluna, gli altri cento neoassunti, dopo un periodo di tre mesi di formazione specifica fatta in casa. «Perché il carbonio si lavora soprattutto a mano» spiega l’amministratore delegato di Novation Tech, Luca Businaro.

LE SPECIALIZZAZIONI

Il gruppo trevigiano ha inaugurato ieri il suo nuovo polo produttivo a Trevignano. L’azienda è specializzata nella lavorazione di materiali compositi, in primis appunto la fibra di carbonio: nel nuovo sito, in particolare, vengono prodotti cofani, paraurti, alettoni e componenti di grandi dimensioni per clienti come Ferrari, Lamborghini, Aston Martin, McLaren e altre blasonate case automobilistiche. Spesso pezzi unici, personalizzati: come quel facoltoso arabo che ha ordinato un cofano in carbonio con inserito un filo d’oro. Novation opera pure nel campo dell’occhialeria, dell’articolo sportivo (bici e sci) e dell’aeronautica: produce, ad esempio, gli schienali delle poltrone impiegate sugli aerei Airbus.

Lo stabilimento, in realtà, è già in funzione da alcune settimane: «È nato da una necessità molto pratica, quella di rispondere alla grande crescita che Novation Tech ha vissuto negli ultimi anni, passando dai 26 milioni di fatturato e 170 dipendenti del 2017 ai 104 milioni e ai circa 1.400 collaboratori del 2023 -sottolinea Businaro- Abbiamo deciso di crescere qui perché crediamo nel potenziale e nel know-how di questo territorio.

SOSTENIBILITA’

Il valore non lo fanno le macchine, ma le persone: per questo c’è tanta tecnologia in questo nuovo stabilimento che si affianca all’apporto umano, rendendo il lavoro dell’uomo più qualificato». Ulteriore valore aggiunto: a Trevignano è stato rigenerato un vecchio immobile industriale, destinato a rimanere vuoto, composto da due edifici contigui, per 5.700 metri quadrati complessivi. Dunque, senza consumo ulteriore di suolo. Con un investimento di 3.5 milioni di euro è stato ristrutturato, dotato di impianti di condizionamento (nella sala laminazione l’aria viene completamente ricambiata ogni ora) e fotovoltaici (il gruppo nel suo complesso è in grado di coprire il 30% del suo fabbisogno energetico nelle fasi di picco). «Quando siamo entrati, questa era già un’impresa pioniera nella tecnologia dei materiali e creatrice di posti di lavoro. Abbiamo deciso di sfruttare questo vantaggio competitivo reinvestendo tutti gli utili per promuoverne la crescita» Claus Henrik Stenbaek, presidente di Novation, che dal 2017 fa capo al fondo inglese Keyhaven Capital Partners, affiancandosi a Businaro e all’altro socio Alberto Gatto.

PIANI DI SVILUPPO

A tenere a battesimo il taglio del nastro, ieri mattina, tra gli altri, anche l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, il presidente di Confindustria Veneto Est, il responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, il sindaco Franco Bonesso. Tutti indicano Novation come modello: «Ho apprezzato che il 60% degli addetti siano donne e l’età media sia di 37 anni» (Donazzan); «Un’impresa innovabile: innovativa e sostenibile» (Destro); «Non conta grande o piccola, così deve essere il futuro delle realtà industriali del nostro paese» (Barrese). Trevignano si aggiunge alla sede principale di Montebelluna, a pochi chilometri di distanza (410 persone), a due unità in Ungheria, una in Croazia e al colorificio Citre di Oderzo, di cui è stata acquisita la maggioranza l’anno scorso. E non pare finita qui: «Gli spazi di questo sito, come di quello in Croazia, sono già saturi. Puntiamo a svilupparci ancora, sia con altri stabilimenti nostri, sia con acquisizioni nella nostra filiera. In futuro, guardiamo alle auto intere in carbonio. Offerte da parte di fondi per venire rilevati? Ne abbiamo ricevuto diverse, tutte rifiutate». 

Ultimo aggiornamento: 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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