Damaso Zanardo, un'impresa con 70 dipendenti e un fatturato da 14 milioni di euro: «Mio padre nel 1961, quel camion con sopra la gru...»

Lunedì 3 Luglio 2023 di Edoardo Pittalis
Damaso Zanardo

L’imprenditore Damaso Zanardo ha ereditato dal padre Settimio l’azienda di trasporti industriali e distribuzione nata a Mestre nel 1961. «Con il progetto Logos per la logistica ospedaliera abbiamo messo a nudo inefficienza e sprechi del sistema ospedaliero.

Il nome così originale Damaso lo deve alla mamma. È nato dopo tre gravidanze non portate a termine e la signora Ileana si era rivolta a quel santo che era stato Papa.

All'anagrafe risultano registrati poco più di 150 italiani chiamati Damaso. La passione per la logistica l'ha ereditata dal padre Settimio che negli anni del boom edilizio di Mestre e dintorni era sempre al lavoro con il suo camion. Tanto che un lunedì mattina, per stargli vicino, il bambino Damaso si nascose nel cassone del camion e fu scoperto soltanto perché il cane aveva abbaiato indicando il nascondiglio. «Mi ha guardato, uno sguardo di rimprovero affettuoso».


In un nome e in un mestiere c'è la storia della Zanardo trasporti industriali, distribuzione, logistica conto terzi e una falegnameria di imballi per la filiera della raffineria.

Settanta dipendenti, fatturato di 14 milioni euro. Ogni giorno muove 110 veicoli tra semirimorchi e trattori stradali

La nuova sede è in via Bottenigo dove l'area industriale di Porto Marghera si allarga a Mira tra fiumi e canali, incrocia il casello autostradale, la nuova linea ferroviaria e il futuro porto di Fusina. Zanardo ha recuperato centomila metri quadri di quella che era la Pansac, una multinazionale della plastica che veniva da Mantova. Solo che l'ultimo della famiglia, Fabrizio Lori, si mangiò tutto col Mantova calcio e 600 operai restarono senza lavoro. C'è anche un'azienda che rinasce: la Zanardo ha acquistato nel 2019 l'area della ex Pagnossin ceramiche, una delle grandi fabbriche trevigiane: 100 mila metri quadrati di fronte all'aeroporto di Treviso. Damaso Zanardo, veneziano, 63 anni, guida un'azienda nata nel 1961 e fondata dal padre. Esperienze in Confindustria veneziana come presidente dei giovani imprenditori, vicepresidente nazionale di Assologistica. Tre figli: Eleonora, laurea alla Bocconi; Enrico a Ca' Foscari; Delia. In azienda sono entrati Enrico e il cugino Pietro. «Io mi occuperò del progetto su Treviso da far decollare: dal Duomo di Treviso in bicicletta sono 20 minuti. Un insieme tra centro di ricerca, scuola di formazione, un parco sportivo, negozi, attività artigianali. Ai figli affido la sistemazione di questa area della vecchia Pansac».


Quando è nata l'azienda Zanardo?
«Nel 1961, mio padre aveva un camion con sopra montata la gru, era il momento del boom edilizio. In pochissimo tempo Mestre è diventata la città che cresceva più in fretta nel Veneto per reggere l'impatto dell'area operaia di Porto Marghera. Attorno si dilatavano realtà urbane come Marcon e Mirano. Sul finire degli anni Settanta ha incominciato a lavorare con le aziende di impianti di irrigazione sfruttando anche il boom dell'alluminio che aveva il cuore della produzione sempre a Porto Marghera, alla liquidazione dell'Efim. Aveva dovuto creare automezzi su misura per contenere profili di alluminio che portava personalmente anche in Israele. Contemporaneamente, tramite i trasporti per Mira Lanza e Vidal, era entrato nel settore dei beni di largo consumo, aprendo anche filiali a Milano. Si era spalancato un mondo nuovo per la logistica: le ricorrenze natalizie, le prime cantine vinicole con grandi marchi, il mondo dello spritz che per noi hanno significato uno stoccaggio a Lodi di 75 mila metri quadrati».


Che tipo è Settimio e che rapporto si è creato tra padre e figlio?
«Settimio ha seguito tutta l'azienda dalla fondazione alla trasformazione, ha creduto nell'interporto Venezia, siamo stati tra i soci fondatori. Ha aperto la sede a Marghera comprando la famosa Salca di allora, compensati e affini, di fronte al Molo Cinque. Ricordo che nessuno voleva andare sulla Marmolada d'inverno, lui ci portava gli impianti per il rifugio Segantini e c'era tanto freddo che doveva calzare più paia di guanti. Da ragazzo l'ho accompagnato in giro per l'Italia, dovevo viaggiare con lui per stargli vicino. Anche avanti con gli anni guidava il primo di dieci camion della ditta da Foggia a Belluno. È una specie di cowboy che non si è mai tirato indietro. Una grande passione per il calcio, è un interista sfegatato, è stato presidente del Mestre per più stagioni, poi ha portato il Marcon in Promozione. Oggi ha 92 anni e, seguendo l'amore per gli animali, ha una fattoria con laghetto a Ca' Noghera, con cavalli e pavoni. Ci vanno in visita le scolaresche. Ogni anno per la Befana brucia la "vecchia" e apre le porte di casa a centinaia di persone in festa. Ha finanziato la costruzione di una chiesa in Ucraina».


E Damaso quando entra in azienda?
«Nel 1978, dopo il diploma di ragioniere al Foscari. Mamma voleva che lavorassi in banca, io invece avrei voluto fare l'archeologo o il pilota d'aereo, ma lei non avrebbe accettato che quel figlio tanto atteso si allontanasse. Papà decise allora di comprare un albergo in Corso Italia a Cortina e portò me e mia sorella a vedere. Ed è stato per quello che sono entrato in azienda, invece mi ribellai: feci una società mia e comprai un camion firmando cambiali, poi ho scoperto che era stato mio padre ad avallarle. L'albergo non si comprò mai».


La cosa più importante di quel periodo?
«Logos, il progetto per la logistica ospedaliera, che poi è stato comprato da Poste Italiane. Logos è stato il primo a mettere a nudo l'inefficienza del sistema sanitario, facendo emergere lo spreco. C'erano studi che dicevano che il 12% dei morti in ospedale era dovuto a somministrazione di farmaci sbagliati. Pensammo a un progetto diretto ai pazienti: portare quello di cui avevano bisogno riducendo lo stock di magazzino di prodotti che scadono. Tutto era nato dalla malattia di nostra madre che oggi ha 92 anni: nel 1996 ebbe un infarto e fu ricoverata in terapia intensiva. Aveva rifiutato le pastiglie perché allergica e le somministravano un medicinale che non poteva prendere. Ma per avere i farmaci giusti bisognava ordinare, aspettare, ricevere; nel frattempo uno moriva. Incominciamo a pensare a come si alimenta la logistica di un ospedale, progettiamo come offrire un servizio collegato alle farmacie, inventiamo il modello Logos che parte dal fabbisogno della Asl 8 di Castelfranco, Montebelluna, Asolo. Un modello diventato oggetto di studio: sono andato a parlarne anche a Palazzo Chigi, alla Bocconi, alla Federfarma. La nostra piattaforma logistica era a Caerano San Marco, avevamo 45 mila richieste al giorno, avevamo fatto un "centro Stella" con la Telecom con grandi mutamenti tecnologici».


Siete impegnati nell'Accademia del Mare e della Logistica: di che cosa si tratta?
«Mi occupo di un tema che mi sta molto a cuore, la formazione, perché la scuola resta troppo lontana dal mondo dell'impresa. Le persone da formare non si trovano, e siamo l'unico paese industrializzato dove il 92% del trasporto è su gomma. Ho contribuito a costruire il primo corso di laurea in logistica a Piacenza. Ho collaborato al primo master di logistica dell'Università di Venezia a Portogruaro. E cinque anni fa mi sono inventato gli Itis di logistica portuale a Venezia, i primi a diplomare conduttori di treni. Siamo sbarcati da Venezia a Mestre, Mirano, Rovigo. Il Covid ha cambiato lo scenario della logistica e nel mondo si stanno riposizionando. In questo riposizionarsi, rientra la nostra Accademia del Mare e della Logistica. La Fondazione ITS Marco Polo ha acquisito lo storico Consorzio di formazione del personale marittimo, così abbiamo integrato in un'unica Accademia la formazione qualificata per Mare, Terra e Logistica. Gli Its sono Istituti tecnici superiori, scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma riconosciute a livello europeo. Abbiamo appena concluso un convegno con la Regione, il Comune di Venezia, Porto, Confindustria, mondo della scuola: è emersa la necessità di unire le forze perché il progetto diventi realtà».

Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 07:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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