Stefanel non va in porto, doppia fumata nera per la vendita

Mercoledì 28 Ottobre 2020 di Gianandrea Rorato
Stefanel

PONTE DI PIAVE - Colpo di scena, le offerte per acquistare la Stefanel non ci sono più. Ma prosegue il negoziato con una delle due ditte interessate all'acquisto. L'amara novità è emersa ieri pomeriggio durante un incontro sul futuro dell'azienda, in modalità videoconferenza, tra parti sindacali, Regione Veneto e ministero dello Sviluppo economico. A tutt'oggi il noto brand di abbigliamento conta 200 lavoratori a livello nazionale e circa 70 a livello regionale, la gran parte a Ponte di Piave. Insieme ai rappresentanti della Cgil, al tavolo c'erano l'assessore Elena Donazzan con l'unità di crisi della Regione Veneto, oltre al commissario dell'amministrazione straordinaria, avvocato Raffaele Cappiello.
LA SITUAZIONE

Proprio Cappiello ha illustrato l'esito della gara per la vendita dei due asset (Stefanel spa e Interfashion): una delle offerte è risultata non congrua, la seconda invece si è dimostrata priva delle garanzie finanziarie necessarie per ottenere l'assegnazione. La scelta dei finanziatori della seconda offerta di ritirare le garanzie è dipesa dai timori per l'andamento della pandemia. Quindi, per adesso, per Stefanel la fumata è nera. L'avvocato Cappiello ha però comunicato l'intenzione di proseguire, con una procedura negoziata, il contatto con il gruppo francese che ha avanzato la seconda offerta. Restano inoltre aperte alcune negoziazioni con altri soggetti, potenzialmente interessati all'acquisto. Il tempo a disposizione resta purtroppo pochissimo, perché la liquidità di cassa consente di arrivare solo a fine novembre. L'amministrazione straordinaria ha poi informato che, anche a seguito della richiesta del sindacato, ci saranno delle riaperture parziali dei negozi, innanzitutto per quattro realtà: gli outlet di Levada di Ponte di Piave, Verona, Roma e Como. Gli altri 20 negozi apriranno invece a rotazione. 
I SINDACATI

«Siamo preoccupatissimi dichiara Tiziana Basso della Cgil del Veneto per lo scenario che potremmo trovarci di fronte qualora il percorso di vendita non andasse a buon fine. È urgente che, a differenza di quanto accaduto fin qui, il Ministero ci tenga aggiornati sull'evolversi della situazione e, soprattutto, che si faccia carico della difesa di uno dei pochi marchi storici del tessile italiano rimasti». Christian Ianicelli della Filctem Cgil di Treviso. «In una fase critica come questa sarebbe drammatico perdere decine di posti di lavoro legati non solo all'azienda ma all'indotto che rimarrebbe senza commesse, decisive per la sopravvivenza di alcune piccole realtà». Il Ministero se si è impegnato a riconvocare il tavolo entro metà novembre.
Gianandrea Rorato
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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