TREVISO - Sotto la lente della commissione dell'Ulss 2 Marca Trevigiana, chiamata a vigilare sul rispetto dell'obbligo vaccinale da parte del personale sanitario, perché non si è sottoposto all'iniezione anti-Covid. Al centro dell'attenzione dell'Ordine dei medici di Treviso, per una serie di distinguo sui vaccini contro il coronavirus. E ora pure sotto lo sguardo dell'ufficio convenzioni dell'azienda sanitaria perché avrebbe spedito in Pronto soccorso un paziente positivo, non suo assistito, con un'impegnativa non adeguata. Tre fronti che potrebbero presto confluire nella sospensione di Riccardo Szumski, il medico di famiglia e sindaco di Santa Lucia di Piave, paladino delle cure domiciliari contro il Covid, diventato un vero e proprio riferimento per le galassie no-vax e free-vax, tra l'altro radunate più volte tra la stessa Santa Lucia di Piave e piazza dei Signori a Treviso. «Non credo ai guru e ai guaritori mette in chiaro Francesco Benazzi, direttore generale dell'Ulss ma solo alla medicina sviluppata con metodo scientifico».
ACCUSA E DIFESA
La riflessione arriva dopo che nel giro di un paio di giorni il Covid ha ucciso un trevigiano di 65 anni e portato in fin di vita un moldavo di 60, entrambi non vaccinati, che avevano preso come riferimento proprio Szumski.
NUOVO FRONTE
Qui si apre un altro fronte. L'impegnativa adesso è al vaglio dell'ufficio convenzioni dell'Ulss. «Se una persona non figura tra i propri assistiti, un medico di famiglia non può usare il ricettario del servizio sanitario nazionale chiarisce Benazzi . Vogliamo capire se si è trattato di un errore o se per caso ci sono altri problemi». Infine, l'Ordine dei medici di Treviso ha già convocato Szumski in seguito a delle segnalazioni su alcune dichiarazioni sui vaccini anti-Covid, alcune delle quali arrivate direttamente anche dai vertici dell'Ulss. «Non entro nei casi specifici. Quel che è certo è che la medicina non si fa nelle piazze con manifestazioni folcloristiche e con slogan urlati a squarciagola tira le fila Luigino Guardini, presidente dell'Ordine dei medici di Treviso . In questo senso, la scienza non è democratica: va sviluppata dagli addetti ai lavori, nelle sedi opportune. Non può diventare puro empirismo, altrimenti si va verso una deriva molto pericolosa».