Conegliano. A 90 anni sempre in palestra: «La corsa? La mia passione»

Giovedì 1 Febbraio 2024 di Arianna Rusalen
Conegliano. A 90 anni sempre in palestra: «La corsa? La mia passione»

​CONEGLIANO (TREVISO) - Tuta da ginnastica, capelli lunghi e grigi, raccolti con un elastico, e occhi chiari che diventano lucidi per l’emozione. È Giulio Borean e lunedì sera, dopo l’allenamento al circolo Nettuno Auser, ha festeggiato con parenti e amici della palestra 90 anni. A 40 anni scopre la passione per la corsa grazie agli anni dell’Austerity e delle “domeniche a piedi”.

Dopo aver partecipato alle più importanti maratone di tutto il mondo, continua ad allenarsi ogni settimana seguito dal maratoneta Albino Dotto, volontario Auser. Ad accoglierci, come sorpresa di compleanno, la presidente del circolo, Dina Zanardo, la figlia Paola, la nipote Laura e il fratello maggiore, di 92 anni, Piero. «40 anni fa – racconta la figlia – gli hanno trovato un problema cardiaco congenito, consigliando di evitare sforzi. “Se proprio devo morire meglio continuare a correre” ha risposto. Questa decisione gli ha salvato la vita».


Quasi metà della sua vita l’ha passata a correre. Come è nata questa passione?
«Nel 1973, con la crisi petrolifera, la domenica era vietato utilizzare l’auto e ci si spostava solo a piedi. Vedevo questo gruppo di persone correre ho pensato “ma li corre drio a chi?”, quando ho capito bene ho iniziato anche io».


Ha partecipato a tante maratone?
«Ho cominciato con le marce della domenica percorrendo distanze diverse, dai 15 km, fino ai 30. Poi ho preso parte alle maratone: Milano, Venezia e Treviso. Ho corso in 7 o 8 nazioni europee, poi è stata la volta di New York per ben due volte, ma sono stato anche a Pechino, Russia e Cuba».


Gareggia ancora? 
«L’ultima nel 2016, a 84 anni, è stata la Maratona S. Antonio. L’anno dopo mi hanno dovuto fermare loro, ma non ho smesso di allenarmi. In palestra sono iscritto da più di 40 anni, 14 sotto il circolo Auser».


Cosa l’ha spinta a continuare ad allenarsi?
«Cercavo sempre di migliorarmi perché non mi accontentavo mai. Per me le marce erano tutte competitive». 


Prima di scoprire le maratone era una persona sportiva?
«Giocavo a calcio, ma a causa della sindrome del pollice rigido, venivo assegnato al ruolo di portiere. Quando ho scoperto che per me era più facile correre che camminare, la maratona è diventata la passione che non ho più mollato».


Che rapporto ha con i suoi compagni della palestra? Ogni anno la festeggiano in grande
«Mi vogliono davvero bene. Ringrazio anche l’allenatore Albino che mi segue sempre, mi sento trattato come un re».


Quale è il segreto della longevità? L’allenamento l’ha aiutata? 
«Certo, ma oltre al lato fisico, mi ha aiutato il lato morale. Serve per la compagnia, per vivere con la gente e questo è molto importante. Siamo una famiglia longeva ma sono l’unico sportivo, ho ancora due fratelli della classe 32 e 30».


Nemmeno la pensione l’ha fermata, dopo 30 anni come capo officina, è tornato a lavorare per altri 20 grazie a un appalto delle poste perché non riusciva restare a casa. Si sente ancora giovane?
«Ogni compleanno sento un po’ di più il tempo passare, una volta non te ne accorgevi».


Cosa consiglia ai giovani d’oggi? 
«Impegnarsi nello sport e nello studio, impegnarsi. E far sempre qualcosa nella vita: stare in mezzo alla gente è vitale».

Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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