San Biagio di Callalta, il nipote di Pierre Cardin: «Io, mio zio, quel testamento e le sue ultime parole»

Venerdì 11 Agosto 2023 di Maurizio Crovato
San Biagio di Callalta, il nipote di Pierre Cardin: «Io, mio zio, quel testamento e le sue ultime parole»

«M​i prese la mano e si tirò su a fatica, mi guardò negli occhi, sempre carichi di affetto e mi disse: «Très beau projet, Rodrigo». Sono le ultime parole di mio zio, Pierre, come lo chiamavo, prima di morire. Si riferiva al successo della Dance des Galaxies con Roberto Bolle. Una mia idea che fu molto apprezzata».
Era il 29 dicembre 2020, Rodrigo Basilicati Cardin, quel giorno compiva 50 anni, e si commuove ancora al ricordo degli ultimi mesi passati accanto al celebre pro-zio. Suo nonno Erminio, nato nel 1913 era il terzultimo dei dieci fratelli, Pietro Costante, Pierre, nato nel 1922, l’ultimo. Nel 1924, quasi tutti emigrarono in Francia.


Quando conobbe suo zio?
«Ho visto per la prima volta Pierre nel 1995. Il sindaco di Treviso, Gentilini, voleva onorare l’illustre concittadino, con una sfilata al teatro Del Monaco.

Mio nonno, suo fratello, mi disse: vieni a Treviso a salutare lo zio. Mi stavo per laureare in ingegneria a Padova e avevo il diploma di pianoforte. Avevo studiato all’accademia di Budapest e in quel momento ero lì. Arrivai a Treviso e conobbi Pierre Mi disse: fai bene a viaggiare da giovane, prepara alla vita e a fare delle scelte. Lui del resto aveva cominciato a lavorare a 14 anni presso un sarto di S.Etienne. Con il suo sorrisino mi disse: scrivimi».


E lei gli scrisse?
«Ero in Ungheria, sulle rive del Danubio, per una storia finita male. Gli scrissi e lui qualche tempo dopo mi rispose: allora Rodrigo come vanno gli amori? Ne approfittai per invitarlo a Dolo, a Villa Tito, dove in quel momento avevo organizzato un corso e una mostra di design per ragazzi».


E lui cosa fece?
«Aveva 72 anni, venne a Dolo, entusiasta come un bambino e mi aiutò a smontare la mostra! Rimase sbalordito da come avevo sistemato alcune sedie rotte con raso nero. Poi mi invitò a Ca’ Bragadin, la sua dimora veneziana a cui era molto affezionato. Da lì cominciammo a fare cose e progetti assieme».


La prima?
«Mi chiese di scegliere un pianoforte per il suo salone veneziano. Scelsi un Beckstein a coda del 1919, costo 30 milioni di lire. Io suonavo e lui s divertiva ad ascoltarmi. All’epoca andavamo a mangiare al Nono Risorto e al Vecio Fritolin. Adorava la cucina veneta».


Il primo vero progetto con lui?
«Gli presentai il design per una scacchiera e relative 32 figure, in vetro, plexiglass e argento dorato. Feci il preventivo, 32 mila euro. Lui amava la precisione e la creatività».


Insomma era iniziata la vostra collaborazione?
«Sì, nel 1997 mi fa conoscere Palais Bulles sua dimora appena terminata in Costa Azzurra. Arriva con la sua Jaguar verde bottiglia, all’uscita 40 dell’autostrada per farmi strada. Insomma un ragazzino… Poi nel 2001 mi coinvolge nella realizzazione di un nuovo progetto dopo gli scacchi: Principe di Venezia, una gondola trasparente e luminosa per il terzo millennio. Due anni dopo presentai la collezione di mobili Cardin in rue de Faubourg, lui pretese che la firmassi io. Nel 2006 con la nuova collezione c’erano le sue mitiche creazioni in legno 1977/85 e quelle ideate da me. Parliamo dell’angolo Sotheby’s, accanto all’Eliseo. Padrino della nuova collezione fu Alain Delon. E pensare che quando Pierre venne a Padova, dove costruivo i mobili, lo accompagnai con il camioncino da lavoro. Era felicissimo».


Poi c’è il suo approdo definitivo in Francia.
«Dal 2015 lavoro stabilmente a Parigi, nel 2018 divento direttore generale e presidente della Pierre Cardin Evolution».


Con la morte di Pierre arrivano però i problemi sull’eredità. Prime pagine sui quotidiani non solo francesi.
«Guardi, non mi va di parlarne. Dico solo che con l’occasione ho avuto la possibilità di conoscere tutti i parenti. Prima praticamente sconosciuti…»


E qui salta fuori il testamento olografo del 2016, ma apparso solo nel 2022?
«Si pensava ci fosse solo il testamento del 2013, invece grazie ad un plombier, ovvero un idraulico, l’anno scorso nel piccolo vestiario usato solo da Pierre, ho visto due scatole mia inventariate. Nella prima c’erano vecchie lettere personali…, nella seconda, poche carte mediche e l’ultimo testamento. Ho chiamato subito un ufficiale giudiziario».


A proposito di lettere personali. Jeanne Moreau, celebre attrice e icona francese, ebbe uno stretto legame con Cardin tra il 1961 e il 1965. Ne avete mai parlato?
«Entrambi avrebbero voluto dei figli, ma non sono riusciti ad averli. Un grande dispiacere. Posso però concludere con un ultimo racconto?»


Prego…
«Un mese prima di morire, era praticamente immobile nel suo letto. Io gli stavo a fianco e gli raccontavo dei miei progetti. Ci tenevamo per mano. Alle 3 del mattino chiede di fare colazione e accende la tv. C’era in diretta Elon Musk e si parlava del primo volo spaziale privato. Era il vecchio sogno di Pierre, lui che aveva anche proposto abiti spaziali e unisex. Era un visionario geniale, un sognatore, un buono. Ora mi guarda ora da lassù. E dall’alto mi incoraggia ad andare avanti».

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