Insulti alla nipote, i nonni patteggiano ma devono seguire un corso di giustizia riparativa

Il costo è a carico degli anziani che in alternativa rischiano i domiciliari

Sabato 1 Luglio 2023 di Valeria Lipparini
Insulti alla nipote, i nonni patteggiano ma devono seguire un corso di giustizia riparativa

SPRESIANO - Una famiglia problematica. Un ambiente degradato dove la legge della violenza, anche solo verbale, è l’unico sistema conosciuto per educare e correggere. È questa, in sostanza, l’accusa che è stata rivolta dalla Procura a due nonni, 75 anni lei, 78 lui, difesi dall’avvocato Enrico Villanova, che hanno patteggiato due anni, pena sospesa, per maltrattamenti nei confronti della nipote minorenne che viveva in casa con loro, insieme alla madre.

 
La Cartabia

Ma c’è un risvolto, tragico e grottesco insieme, che la nuova legge Cartabia mette in luce.

Perchè per beneficiare della sospensione della pena, in questo tipo di condanne ritenuti gravi, cioè quelle dei maltrattamenti nei confronti di parenti e per di più minorenni, bisogna accedere a programmi di “giustizia riparativa”. Significa, in soldoni, che entro 18 mesi dalla pronuncia della sentenza, i nonni dovranno iscriversi ai corsi di un ente accreditato per imparare “le buone maniere”. Per capire, cioè, che la violenza non è un sistema educativo e che ci sono altre forme di comunicazione tra familiari che producono effetti sicuramente migliori. E qui sta il lato grottesco e amaro dell’intera vicenda. La nonnina ha ridotte capacità deambulatorie, tanto è vero che ai tempi dell’inchiesta non riuscì ad andare a sostenere l’interrogatorio. Ma nemmeno il nonnino sta tanto bene. E poi c’è un altro dato. La famiglia non naviga nell’oro e anche se non è seguita dai servizi sociali e non beneficia di alcuna forma di aiuto assitenziale, è pur sempre in difficoltà. Il corso di “buone maniere” è a completo carico dei due anziani e potrebbe costare qualche centinaio di euro a testa. Una bella sommetta che i due non sarebbero in grado di pagare. Le conseguenze? I due anziani non potrebbero beneficiare della sospensione condizionale della pena. E sarebbero costretti a fare i conti con una duplice alternativa. La detenzione domiciliare. Oppure l’affidamento in prova ai servizi sociali. Un triste epilogo per una storia che è già triste di per sè.

La vicenda

A tornare a ritroso si ricostruisce la vicenda che vede i due nonni ospitare la figlia, rimasta incinta nella loro casa di Spresiano. Nasce la nipote nel 2003 che però, a loro dire, è un po’ troppo allegra. Così i nonni provano a correggerla e utilizzano maniere decisamente forti. Anzi, violente. La minacciano e le puntano il coltello, la insultano con la facilità con cui respirano, la aggrediscono con mestoli da cucina e bastoni. Le lasciano segni di morsi, ceffoni e pugni. La nipote, appena può, scappa e va a vivere con il suo ragazzo in un’altra città. Ma il procedimento va avanti. Viene acquisita anche la testimonianza della mamma. E per i nonni arriva il momento della sentenza. L’avvocato Villanova contesta le aggravanti che potrebbero essere applicate a un delitto, quello dei maltrattamenti, che prevede già di per sè pene severe che vanno dai 3 ai 7 anni di reclusione. Aggravanti applicabili eprchè i maltrattamenti sono stata perpetrati nei confronti di una minore. Il giudice dell’udienza preliminare Carlo Colombo, pubblico ministero Mara Giovanna De Donà, concede le attenuanti generiche, date dal fatto che i maltrattamenti sono cessati in quanto la nipote ha cambiato indirizzo. Arriva la pena di 3 anni che, per il rito scelto, cioè il patteggiamento, viene riconteggiata a 2 anni. Pena sospesa. Ma per la sospensione è tutta un’altra storia. Ancora tutta da scrivere.

Ultimo aggiornamento: 2 Luglio, 08:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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