TREVISO - Altro che congresso all’insegna dell’unità. Ieri sera al K3 è andata in scena la spaccatura della Lega: Mario Conte e Massimo Candura, i due candidati alla poltrona di segretario di circoscrizione (ossia del comune di Treviso), hanno diviso esattamente a metà l’assemblea dei militanti: 39 voti a testa. E tanti saluti ai proclami di coesione interna.
Su 106 aventi diritto al voto si sono presentati in 78 spartendosi equamente tra i due contendenti. E adesso la palla passa al direttivo nazionale: sarà lui a dirimere la questione e indicare chi, per regolamento, sarà il vincitore, anche se la norma sembra chiara: segretario, in caso di parità, è il più anziano di tessera. In questo caso Candura.
Non ha quindi avuto esito l’accordo tra Conte e Riccardo Barbisan, emblema dell’ala lealista, che ha preferito non presentare la propria candidatura promettendo sostegno e voti. I “lealisti” hanno invece votato in piena libertà, ribaltando così l’esito di un congresso che da mesi appariva più che scontato.
Prima del finale choc c’era stata la relazione dura e non priva di qualche frecciatina del segretario uscente. Enrico Chinellato ha parlato a lungo sottolineando che le elezioni comunali sono state perse anche per una certa “stanchezza” della giunta Gobbo. E poi si è tolto qualche sassolino dalla scarpa, per esempio accusando Luca Vettor, un tempo uno dei simboli della Lega trevigiana, ormai lontano dal movimento, di aver sostenuto, seppur indirettamente, la corsa di Giovanni Manildo.
Poi i riflettori sono stati tutti per i due candidati: Conte e Candura. Entrambi hanno lanciato messaggi di pace facendo intuire che le divisioni del passato non dovranno più tornare. E invece il movimento è più spaccato di prima.
Ultimo aggiornamento: 13:08
© RIPRODUZIONE RISERVATA Su 106 aventi diritto al voto si sono presentati in 78 spartendosi equamente tra i due contendenti. E adesso la palla passa al direttivo nazionale: sarà lui a dirimere la questione e indicare chi, per regolamento, sarà il vincitore, anche se la norma sembra chiara: segretario, in caso di parità, è il più anziano di tessera. In questo caso Candura.
Non ha quindi avuto esito l’accordo tra Conte e Riccardo Barbisan, emblema dell’ala lealista, che ha preferito non presentare la propria candidatura promettendo sostegno e voti. I “lealisti” hanno invece votato in piena libertà, ribaltando così l’esito di un congresso che da mesi appariva più che scontato.
Prima del finale choc c’era stata la relazione dura e non priva di qualche frecciatina del segretario uscente. Enrico Chinellato ha parlato a lungo sottolineando che le elezioni comunali sono state perse anche per una certa “stanchezza” della giunta Gobbo. E poi si è tolto qualche sassolino dalla scarpa, per esempio accusando Luca Vettor, un tempo uno dei simboli della Lega trevigiana, ormai lontano dal movimento, di aver sostenuto, seppur indirettamente, la corsa di Giovanni Manildo.
Poi i riflettori sono stati tutti per i due candidati: Conte e Candura. Entrambi hanno lanciato messaggi di pace facendo intuire che le divisioni del passato non dovranno più tornare. E invece il movimento è più spaccato di prima.
