MOGLIANO - «Sono assunta a tempo indeterminato dallo Stato. E, contemporaneamente, lo Stato mi paga la disoccupazione. Sono soldi che non mi spettano, da un anno sto cercando di restituirli e non so più come fare». Vania Sartorel dopo 18 anni di precariato è diventata docente di ruolo della scuola primaria.
ONESTA’ E INEFFICIENZE
Nell’Italia dei furbetti ecco una storia di “insolita” onestà che può trasformarsi quasi in un boomerang. La vicenda ha per protagonista un’insegnante 45enne residente a Mogliano Veneto, che da circa un anno chiede all’Inps di sospenderle l’assegno di disoccupazione perché non dovuto, dato che lei da settembre 2020 è stata riassunta a scuola, ma questa volta con un contratto a tempo indeterminato. Nulla da fare: la Naspi continua ad essere accreditata nel conto corrente dell’insegnante tanto che la donna si è ritrovata a pagare nella dichiarazione dei redditi 1.400 euro di tasse relative proprio all’assegno di disoccupazione. Ed è per questo che la docente si è rivolta all’ufficio legale dell’Adico. «Abbiamo già scritto all’Inps -sottolinea Carlo Garofolini, presidente dell’associazione- E non ci succede spesso di invocare la sospensione di un beneficio perché non dovuto. Ci auguriamo che l’Inps dia seguito alla nostra diffida o che indichi alla nostra socia dov’è l’inghippo. La richiesta che facciamo, d’altra parte, è semplice e per nulla penalizzante per l’Ente previdenziale: sospensione della Naspi e restituzione da parte della socia di quanto indebitamente ricevuto, con la decurtazione ovviamente dell’importo pagato per le tasse». Da quando insegna infatti Vania Sartorel, fino al 2020 precaria, chiede come ogni anno la Naspi per i mesi di luglio e agosto. A settembre, avuta comunicazione dal Ministero del tempo indeterminato, ha scritto all’Inps chiedendo la disdetta dell’assegno.
«NESSUNA ANOMALIA»
L’Inps, però, non dà seguito alla domanda e continua ad accreditarle la disoccupazione. La donna non smette di segnalare l’anomalia alla sede di Treviso e chiede pure un incontro per correggere l’errore. All’appuntamento, però, le viene spiegato che lo sbaglio è stato corretto già a settembre e che è tutto in ordine. Eppure quei soldi continuano ad arrivare al suo conto corrente. «Il caso che stiamo seguendo è un racconto di onestà ma anche di inefficienze -afferma ancora Garofolini- Non capiamo come mai l’ente insita nel proprio errore visto che è stato segnalato dalla diretta beneficiaria. In ogni caso la nostra socia è più che intenzionata a restituire tutto, ed è per questo che si è affidata a noi».