Divorato dal parassita tropicale: viaggio incubo per un quarantenne

Lunedì 6 Agosto 2018 di Mauro Favaro
Divorato dal parassita tropicale: viaggio incubo per un quarantenne
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TREVISO -Ha rischiato di morire a causa di un parassita che gli stava distruggendo il fegato. Se l'è vista brutta un 40enne trevigiano rientrato nella Marca dopo un periodo di vacanza trascorso in Thailandia. Si è sentito male praticamente subito dopo essere sceso dall'aereo. In quelle condizioni non ha avuto dubbi: si è immediatamente rivolto al pronto soccorso. E' stato ricoverato nell'area chirurgica del Ca' Foncello. Da qui è uscita la diagnosi, insolita per queste latitudini: si trattava di un ascesso del fegato da Ameba. 

AGENTE INFETTIVO. Un parassita che era entrato nel suo corpo attraverso il cibo contaminato mangiato in Thailandia. L'agente infettivo è in grado di penetrare la parete dell'intestino andando a colpire altri organi. Tra i rischi maggiori c'è quello di sviluppare ascessi necrotici del fegato. Ed è proprio quello che è successo al 40enne. Non si tratta assolutamente di una patologia contagiosa. La trasmissione dell'amebiasi è legata all'ingestione di cibo e acqua contaminata da materiale fecale contenente cisti amebiche. La diffusione della malattia è in particolare favorita da condizioni igieniche precarie e dal clima caldo umido.

INTERVENTO RIUSCITO. «Si è trattato di un ascesso del fegato da Ameba che è stato acquisito in Thailandia -spiega Pier Giorgio Scotton, primario dell'unità di Malattie infettive del Ca' Foncello- il paziente è stato curato a Treviso. Le cose sono andate perfettamente. E' stato drenato e sta continuando il trattamento. Non ci sono preoccupazioni. Le sue condizioni sono buone e in costante miglioramento. Queste sono patologie che emergono raramente qui da noi. Ma vanno comunque sempre tenute in considerazione».

ESTATE TRAVAGLIATA. Non sembra essere un periodo particolarmente fortunato per quanto riguarda i viaggi in Thailandia. Oltre a questo caso di ascesso amebico, dalla fine di giugno ad oggi negli ospedali della Marca sono stati diagnosticati due casi di Dengue, febbre causata da virus tropicali, proprio in persone da poco rientrate dal paese del sudest asiatico: una 30enne di Treviso curata al Ca' Foncello e un 29enne di Conegliano ricoverato nell'ospedale della stessa città. In quest'ultimo caso il servizio igiene dell'Usl della Marca ha ordinato di eseguire una nuova disinfestazione mirata contro le zanzare tigre attorno alla casa del giovane. Il contagio diretto da persona a persona non è possibile. E in Italia non sono presenti gli agenti patogeni che scatenano questo tipo di malattia. 

INCUBO ZANZARE. Ma le zanzare di casa nostra possono comunque trasmettere il virus pungendo una persona contagiata nei Paesi a rischio. Il vettore principale è proprio la cosiddetta zanzara tigre (Aedes albopictus). L'unica arma è quella della prevenzione: riducendo il numero di zanzare tigre, si riduce il rischio di una possibile trasmissione del virus. Contro la Dengue non esistono vaccini, anche se sono in corso delle ricerche a riguardo, e nemmeno trattamenti specifici. Nella maggior parte dei casi i sintomi sono molto simili a quelli delle sindromi simil influenzali. Generalmente si guarisce nel giro di un paio di settimane. Ma in alcuni casi possono esserci delle complicanze pericolose.

E POI IL WEST NILE. Per quanto riguarda il virus del West Nile, infine, malattia di origine tropicale ma ormai endemica anche nel nostro territorio, fino ad ora si sono contati tre casi considerati seri: una 97enne ospite dell'istituto Gris di Mogliano, ancora ricoverata al Ca' Foncello; una 53enne di Fossalta di Piave che aveva sviluppato una meningite proprio a causa del contagio, dimessa nei giorni scorsi senza conseguenze; un 36enne della zona di San Donà, passato a sua volta per l'ospedale di Treviso e dimesso nel giro di pochi giorni. Questa malattia è trasmessa dalle zanzare comuni infette. E in giro ce ne sono parecchie.

    
Ultimo aggiornamento: 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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