Dilagano i contagi: 4 Comuni a livello d'allerta rosso, 10 in arancione Ecco quali sono

Giovedì 11 Novembre 2021 di Mauro Favaro
L'incidenza dei contagi in provincia di Treviso sta aumentando: quattro comuni da zona rossa
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TREVISO - Quattro comuni da zona rossa: Borso del Grappa, Chiarano, Cessalto e Portobuffolè. Qui il tasso di contagi da Covid è pari a più del doppio della media provinciale. È già stata superata la soglia dei 250 casi per 100mila abitanti, cioè quella che lo scorso marzo aveva portato alla temporanea chiusura delle scuole nel distretto di Asolo.

E a questi si aggiungono 10 comuni da zona arancione, dove il tasso è tra i 200 e i 250 casi: San Zenone, Castello di Godego, Volpago, Carbonera, Monastier, Cimadolmo, Ponte di Piave, Meduna, Gaiarine e Colle Umberto.

I contagi non si fermano quindi. Ieri nella Marca sono state confermate 171 nuove positività. Ad oggi sono 1.638 i trevigiani che stanno combattendo contro l’infezione da coronavirus. E bisogna fare i conti con gli ospedali di Treviso e Vittorio Veneto che con l’attuale organizzazione viaggiano verso il tutto esaurito. 


POSTI LETTO AGGIUNTIVI

Al momento nella Marca sono ricoverate 57 persone Covid positive (compresa una in Terapia intensiva a Vittorio Veneto). Ma la situazione è complessa perché in questi giorni molti reparti si sono riempiti di pazienti colpiti da sindromi simil-influenzali e da problemi respiratori, non legati al coronavirus. Tanto che l’Usl ora è stata costretta a riaprire un nuovo reparto Covid con 10 posti letto a Montebelluna, che non aveva più aree specifiche. Adesso si riparte anche qui. Gli ospedali di Treviso e Vittorio Veneto non bastano. «Non abbiamo potuto continuare a ricoverare in questi perché sono già pieni di altri pazienti con quadri simil-influenzali – spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl – così abbiamo deciso di riaprire un reparto Covid nell’area medica dell’ospedale di Montebelluna». Che conta già il ricovero di 3 pazienti contagiati. 


I RICOVERI

Da inizio novembre sono state complessivamente ricoverate 32 persone nella Marca. Tra queste, 12 erano state vaccinate con il ciclo completo. L’Usl ha subito approfondito il dato. E dallo studio è emerso che il 52% dei ricoveri dell’ultimo mese ha riguardato pazienti non vaccinati. Il 6% aveva ricevuto una sola dose. E il 42% aveva effettuato il ciclo vaccinale completo, soprattutto con Johnson & Johnson. Messa così sembra allarmante. In realtà, però, l’azienda sanitaria specifica che l’81,6% dei vaccinati con ciclo completo che sono stati ricoverati non hanno registrato conseguenze pesanti. Il discorso è simile per i contagi. Oggi il tasso medio provinciale è salito a 100 casi per 100mila abitanti. I più colpiti sono i distretti di Treviso Nord (123) e di Asolo (102). A livello assoluto, ormai si viaggia verso i 1.000 contagi a settimana. Nella prima di novembre ce ne sono stati esattamente 885. Più di uno su tre non ancora maggiorenne. Il 55% delle persone risultate positive non si era vaccinato. Per il resto, però, anche qui l’Usl sottolinea che nel 79,4% dei casi la vaccinazione con ciclo completo ha evitato conseguenze peggiori. 


LE SCUOLE

A preoccupare, poi, è l’andamento nelle scuole. Tra gli 885 nuovi positivi, 177 hanno meno di 12 anni e 141 tra i 12 e i 19 anni. Ieri c’erano 88 classi in isolamento a causa di contagi da Covid. Oggi si è saliti a 104, tra quarantene e monitoraggi. Vuol dire che oltre 1.000 studenti trevigiani sono già stati costretti a tornare alla didattica a distanza. «E domani potranno essere 120 le classi con provvedimenti di quarantena o monitoraggio – allarga le braccia Benazzi – dopotutto in questo momento più della metà dei contagiati ha meno di 29 anni. Ma andiamo avanti senza chiusure, gestendo le varie situazioni. Non è un aspetto per forza negativo. Generalmente i giovani non sviluppano malattie pesanti. L’importante è che la copertura tra chi può vaccinarsi continui a salire». «Per fare un esempio, un comune della zona di Vittorio Veneto ha una copertura molto elevata – aggiunge il direttore generale – questa però è stata ottenuta con una grande risposta da parte dei cittadini con più di 60 anni. Mentre i giovani faticano ancora ad arrivare a una copertura del 50%». Fatto sta che proprio gli over60 restano quelli più a rischio. 

Ultimo aggiornamento: 19:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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