"Paola" operaia e badante: dopo una vita di duro lavoro era riuscita a comperare casa

Domenica 6 Febbraio 2022
Paraschiva Hutu

SAN BIAGIO DI CALLALTA  - Si  faceva chiamare Paola ed era una donna laboriosa, che aveva saputo rimboccarsi le maniche. Paraschiva Hutu, 56 anni, di origine rumena, si era trasferita nella Marca 5 anni fa, dopo aver vissuto a Trieste. Per un periodo aveva lavorato come operaia alla De’ Longhi. Adesso invece era passata alle dipendenze di una pasticceria di Ponte di Piave e arrotondava facendo la badante e le pulizie a casa di qualche famiglia della zona. L’impegno e il duro lavoro le avevano permesso di comprare l’appartamento di via Postumia Centro, a San Biagio di Callalta, dove abitava. In pieno centro, a due passi dalla chiesa del paese. Fra poche settimane avrebbe dovuto sposarsi.
Tenace, determinata, sorridente: così la ricordano i concittadini che tutte le mattine la incrociavano mentre usciva per andare al lavoro. Mai avrebbero pensato di piangerne la scomparsa, in circostanze così tragiche. 
La morte di Paola Hutu, oltre al cordoglio non può non suscitare indignazione.

Perché è la terza vittima trevigiana (seppure d’adozione) morta in autostrada per mano di un pirata della strada. Domenica scorsa, ad Azzano Decimo (Pordenone) era toccato alle due cugine Sara Rizzotto e Jessica Fragasso, di 26 e 20 anni. Loro tornavano da una gita a Caorle (Venezia), la 56enne stava andando verso Trieste, la città in cui era emigrata dopo aver lasciato la Romania, il suo Paese d’origine a cui era rimasta sempre legata. Non era sposata, Paola, e non aveva figli. Ieri mattina è morta carbonizzata sul raccordo autostradale che collega la A4 a Trieste, dopo essere stata centrata in pieno da un’auto che viaggiava contro mano. Il cui conducente si è dato alla fuga subito dopo. Una fine tremenda sotto gli sguardi atterriti e impotenti degli altri automobilisti. E mentre lei moriva in quella prigione di fuoco, il pirata scappava, a piedi. 

Ultimo aggiornamento: 18:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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