dal nostro inviato
PADOVA - L'ha premesso: «Parlo da militante».
OGGI E IERI
«Il grande patrimonio da portare avanti - ha detto Zaia - è quello della Liga Veneta». Che ha ribadito il concetto più volte: «Cari candidati, prima della Lega Nord viene sempre la Liga». Ma quello del presidente della Regione non è un atteggiamento nostalgico, non è un guardare indietro e lì fermarsi. Ed è per questo che, pur citando Umberto Bossi e Gian Paolo Gobbo, tra i due sfidanti alla segreteria il suo intervento è parso un endorsement al giovane commissario uscente.
«Che segretario vorrei? Inclusivo, che non si avventuri nello scambio dei prigionieri, ma piuttosto nello scambio di idee. E che soprattutto non dimentichi che la Liga Veneta è identità».
Ci sarebbero voluti i militanti in platea, anziché i soli delegati, per applaudire al "pride veneto". «Qual è stato il più grande risultato ottenuto dalla Liga? L'orgoglio di essere veneti». E poi «la modernità»: «Bisogna essere al passo con i tempi - ha detto Zaia -. Ad esempio: sui diritti civili la gente si aspetta che siamo noi a indicare la via, non che ce la facciamo indicare. E dobbiamo pensare anche a quelli che non ci votano».
L'autonomia, a suo tempo indicata come "la madre di tutte le battaglie", ora sembra a portata di mano, ma Zaia una esortazione l'ha fatta alla base: «Vi dicono che ancora l'autonomia non ce l'abbiamo? E allora ricordatelo alla gente che la sinistra ci ha bloccato il referendum e ci ha fatto pagare i militari ai seggi, diciamo come Walt Disney che se puoi sognarlo, puoi farlo. Ma vi rendete conto che in Veneto abbiamo 34 consiglieri regionali? Un gruppo così la Liga se lo sognava anni fa».
E se adesso la Lega - e la Liga - è in calo, Zaia pare non preoccuparsi: «Gli altri crescono? Dopo la crescita, c'è la discesa. L'abbiamo vista la Lega al 3% e al 38%: non possiamo vivere di sondaggi. Le cose che io dico sono contro i sondaggi».
Dunque «identità», ma anche futuro: «Bisogna aprire ai ragazzi, questa non può essere una veglia funebre ma l'avvio di un nuovo rinascimento». Una Liga che non può essere tacciata di razzismo («Ditelo che in Veneto abbiamo 600mila immigrati che si sono integrati e sono felici di vivere qui») né di omofobia («La Liga nasce come partito libertario»). Poi il plauso al Governo per aver deciso di affrontare il tema dell'abuso di ufficio («Posso fare un ringraziamento?»). Fino all'esortazione gesuita: evangelizzare gli infedeli.
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