La famiglia di Giuseppina: «Mai ricevute delle scuse da Christian»

Mercoledì 4 Marzo 2020 di Denis Barea
Christian Barzan

POVEGLIANO - «Non ci è mai arrivata nessuna lettera da Christian Barzan. Le parole del padre riaprono una ferita e provocano un grande dolore». I familiari di Giuseppina Lo Brutto, la 62enne morta nello schianto avvenuto il 7 giugno scorso a Povegliano e che secondo la Procura di Treviso sarebbe stato causato dal tentativo di Barzan di uccidersi e uccidere l’ex fidanzata Giorgia Biglieri che era con lui in macchina, affidano al legale che li assiste - l’avvocato Laura Mattucci - una nota in cui si dichiarano “esterefatti” dopo le dichiarazioni rilasciate l’altro ieri da Claudio Barzan, padre di Christian. «Abbiamo cercato un contatto con la famiglia della signora Lo Brutto - ha riferito l’uomo - quando ancora mio figlio era in ospedale, senza però riuscirci. Poi Christian ha inviato una lettera di scusa al marito di Giuseppina e alla sua famiglia ma non abbiamo ricevuto una risposta». Ma quella lettera, attaccano i parenti della 62enne, non è in realtà mai arrivata.

IL DOLORE
«I familiari - spiega l’avvocato Mattucci - sono allibiti per quello che è stato raccontato dal signor Barzan. A nessuno risulta che i familiari di Christian abbiano cercato dei contatti e certamente non c’è alcuna lettera. Di quella missiva abbiamo solo letto sulla stampa, che ne aveva anticipato i contenuti, ma a casa di Flavio Cagnato, il marito della Lo Brutto, non é mai arrivato nulla a firma di Christian Barzan. Nulla. Le parole del padre del ragazzo hanno non solo lasciato di stucco i familiari ma anche riaperto la ferita per la morte di Giusy, provocando un enorme dolore». «Mio figlio è innocente - aveva aggiunto Claudio Barzan - io e mia moglie abbiamo cresciuto quel ragazzo, sappiamo chi è e che non sarebbe mai capace delle cose di cui viene accusato». E anche di fronte a queste frasi arriva una dura replica da parte della famiglia Lo Brutto. «Dire che il figlio è innocente è qualche cosa che ci lascia senza parole - rimarca l’avvocato Mattucci - è come se Giuseppina non fosse mai morta. Quella tragedia invece, lo dice anche la perizia che secondo la famiglia Barzan scagionerebbe il ragazzo, è stata provocata dal comportamento di Christian. Si tratta di un omicidio e di questo è convinta anche la Procura. Che poi la qualificazione giuridica dell’elemento soggettivo porti verso l’omicidio volontario, e cioè l’ipotesi del tentato omicidio-suicidio di cui è rimasta vittima la 62enne, oppure di un omicidio colposo, sarà il procedimento penale a dirlo. Ma sostenere che il 23enne è innocente ci pare una ingiustificata mancanza di rispetto di fronte a cui la quale la famiglia si sente di non poter rimanere in silenzio». Fu la 21enne Giorgia Biglieri a puntare il dito contro Christian subito dopo il frontale. «Lo ha fatto apposta - disse la ragazza ai soccorritori - voleva uccidermi e uccidersi». Nella sua versione dei fatti Giorgia racconta che quella sera lei e il 23enne, che fino al gennaio precedente avevano avuto una storia sentimentale durata sei anni tra alti e bassi, avevano deciso di vedersi per un chiarimento definitivo dato che Christian non si sarebbe voluto rassegnare al fatto che lei aveva deciso di troncare la relazione. 

LA VERSIONE DELLA GIOVANE
«Mi ha violentato in macchina - riferì poi Giorgia agli inquirenti - ha voluto fare sesso con me anche se io non volevo.

Ho ceduto perché ho avuto paura che se gli avessi detto “no” mi sarebbe potuto capitare qualche cosa persino peggiore». Dopo quel rapporto Giorgia aveva chiesto a Christian di riportarla casa. «Era arrabbiata perché non avevamo usato protezioni e ha cercato di aprire la portiera dalla parte del passeggero. Io mi sono piegato per chiuderla e ho perso il controllo della macchina». «No, voleva ammazzarsi e uccidere anche me» ha sempre sostenuto invece Giorgia, che ha denunciato Barzan anche per stalking. «Nella versione della 21enne - ha detto il difensore di Barzan, l’avvocato Fabio Crea - ci sono molte contraddizioni. Ad esempio i rapporti sessuali consenzienti avuti nei giorni precedenti e il fatto che mentre erano appartati in auto la madre l’ha chiamata al telefono. Ma lei non ha detto nulla della presunta violenza che avrebbe subito proprio in quegli istanti».

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