Crisi dei casoini, Sergio ha chiuso i battenti: «Oggi ci pelano e non rimane niente»

Giovedì 25 Luglio 2019
Crisi dei casoini, Sergio ha chiuso i battenti: «Oggi ci pelano e non rimane niente»
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CODOGNE' (TREVISO) - «Riaprirei il casoin solo se su mille euro incassati me ne lasciassero 990. Mio zio Amedeo (artigiano del rame scomparso negli anni 70) prendeva diecimila lire, quei grandi fogli color arancione, ed erano tutti suoi. Oggi ci pelano e non rimane niente. Ho chiuso nel 2011 perché ho seguito il consiglio di mia mamma prima che morisse. Mi ha detto di non rimanere nel negozio, di lasciar perdere. Forse aveva capito come sarebbe andata a finire. L'ho ascoltata». La chiusura del negozio della Bibi ha messo in crisi numerosi anziani e tutta la gente della borgata, abituata a ritrovarsi per scambiare due parole, assistiti dall'umorismo frizzante di Sergio che oggi rimane in qualche modo assieme al suo pubblico dandosi da fare per tenere pulito il paese. «Dove e quando lo decido io, ma non mi fermo mai». Durante l'estate Sergio Busiol, il gestore di negozio trasformatosi in volontario, si alza presto al  mattino.

Alle sette lo si trova all'opera con la sua ramazza, il suo carretto e durante le ore più calde con un cappello di paglia. Durante l'anno scolastico svolge la sua attività come volontario del piedibus, accompagnando, assieme ad altri volontari del paese, i bambini a scuola. Chiuse le scuole Sergio si rimbocca le maniche e sceglie il suo ufficio. Può essere un marciapiede, un piazzale, un giardino. Di sicuro dove passa lui non rimane un grammo di sporco. Passa una signora in bici e senza fermarsi grida: «Sergio, dove passi tu si può mangiare anche per terra». E lui pronto a rispondere al volo ridendo soddisfatto: «E no la sporca gnanca la tovaia signora». Tutti in paese apprezzano Sergio per il lavoro che svolge, è diventato un po' la mascotte di tutti. Passando lo salutano o suonano il clacson. Lui risponde con un fischio. (p.d.c.)

Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 11:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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