Gli clonano la carta di credito: banca condannata a risarcire la vittima

Mercoledì 8 Novembre 2023 di Fulvio Fioretti
Il 47enne coneglianese ha vinto in tribunale contro la banca che non voleva rimborsargli l'ammanco

CONEGLIANO - La banca non vuole rifondere l’ammanco dal conto corrente di 1.400 euro dovuto a una frode informatica, e il cliente a cui è stata clonata la carta di credito è costretto a rivolgersi al giudice di pace per riavere il maltolto. Assistito dall’avvocato Giovanni Braido di Vittorio Veneto, D.B.M., 47enne residente in un comune del coneglianese, ha citato in giudizio l’istituto di credito davanti al giudice di pace di Pordenone, che gli ha dato ragione e condannato la banca a indennizzare la somma sottratta oltre a circa 1.300 euro di spese legali. Tutto ha inizio il 5 maggio 2020 quando alla vittima giunge una telefonata da un sedicente dipartimento antifrode che gli comunica di aver rilevato una transazione effettuata in Svizzera con la sua carta di credito. L’uomo nega di aver effettuato alcunchè, ma di lì a poco un sms lo informa che ignoti utilizzando i codici della carta avevano effettuato un pagamento di 1.400 euro in una ricevitoria di Pomigliano d’Arco (Na). 


LA DENUNCIA

«Il mio cliente – conferma l’avvocato Braido - aveva sempre mantenuto il possesso della carta, non l’aveva utilizzata, né aveva svelato a terzi i codici, quindi ha fatto denuncia ai carabinieri della transazione fraudolenta per il rimborso della cifra prelevata». La Banca dell’uomo, con sportello a Pordenone, non ha voluto riconoscere il rimborso chiedendo il rigetto della domanda, poichè i controlli effettuati non avevano rilevato intrusioni sospette nella sicurezza dei codici, e il caso è finito davanti al giudice, che ha disposto invece l’esatto contrario. 


LA SENTENZA

Secondo la sentenza “vi sono specifiche disposizioni di legge che obbligano la Banca a risarcire il correntista che sia coinvolto in truffe o frodi informatiche, in assenza di dolo o colpe gravi, che in questo caso la Banca non è riuscita a dimostrare”. Secondo il giudice la vittima, come ha fatto, era semplicemente obbligata a disconoscere l’operazione, ritenendo poi irrilevanti le giustificazioni addotte dall’istituto di credito: “La banca può rifiutarsi di rimborsare l’importo solo in caso sospetto di frode suo danno e la contesti – spiega l’avvocato Braido -, ma questa eccezione non è mai stata sollevata dall’avvio della causa e in ogni caso come recita la sentenza la banca è obbligata a risarcire immediatamente l’importo indebitamente sottratto dalla data dell’ammanco, salvo poi operare i necessari accertamenti “. Per questi motivi il giudice di pace di Pordenone Raffaella Garofalo, ha accolto la domanda dell’uomo truffato e condannato la Banca al pagamento dei 1.400, oltre a interessi e al pagamento delle spese di lite.

Ultimo aggiornamento: 09:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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