Ca' Tron, nocciole made in Treviso per i wafer Loacker

Sabato 10 Ottobre 2020 di Mattia Zanardo
Ca' Tron, nocciole made in Treviso per i wafer Loacker

RONCADE (TREVISO) - Le nocciole made in Treviso per i wafer più famosi d'Italia. Nella tenuta agricola di Ca' Tron, a poca distanza dall'auditorium, infatti è stato piantato un noccioleto di 30 ettari. A crearlo, Loacker, azienda altoatesina tra i maggiori produttori dei dolci citati e di altre specialità al cioccolato, e Cattolica Assicurazioni, compagnia dal 2012 proprietaria degli appezzamenti, oltre 2mila ettari, in comune di Roncade.

Messa a dimora un paio di anni fa, la piantagione trevigiana rappresenta il progetto pilota di un'iniziativa a carattere regionale dedicata a questa particolare coltura e, a sua volta, parte di un più vasto piano di ambito nazionale Noccioleti Italiani, avviato dall'industria dolciaria.


L'OBIETTIVO

L'obiettivo è introdurre la coltivazione delle nocciole in nuove zone del nostro paese (quelle tradizionalmente vocate sono Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia), per poter così incrementare la produzione nazionale e soddisfare il fabbisogno della Loacker. Questo tipo di frutta secca, infatti, è una delle materie prime fondamentali nella preparazione dei wafer e, da sempre, l'azienda bolzanina utilizza solo prodotto made in Italy. Una rigorosa scelta, che tuttavia non è semplice da mantenere: il mercato globale del settore è dominato dalla Turchia (qui si coltivano circa tre quarti delle nocciole al mondo), con un inevitabile condizionamento del prezzo. La produzione italiana, sebbene superiore sotto il profilo qualitativo, non riesce a coprire da un punto di vista quantitativo le esigenze delle aziende che utilizzano questi frutti. Ultima finalità dell'iniziativa, infine: dar vita ad alternative concrete di lavoro per gli agricoltori locali. Il noccioleto di Ca' Tron, ideato e condotto in collaborazione anche con l'università di Padova, entrerà in produzione nel prossimo futuro. Intanto proprio la tenuta ha ospitato ieri un convegno, promosso dai due partner insieme alla storica rivista di settore L'Informatore agrario, per fare il punto sul progetto sulle sue prospettive e presentare, più in generale le opportunità offerte anche per il comparto primario trevigiano. A proposito, Elio Tronchin, responsabile area cooperazione e filiere Impresa Verde Treviso-Belluno, ha confermato come, tra le varie colture innovative (dalla canapa al luppolo, dal bambù ai gelsi, al melograno) sperimentate in questi ultimi anni per far fronte alla crisi dei tradizionali settori cerealicolo e frutticolo, la nocciola sia quella che sta dando i migliori risultati, anche per la presenza di una filiera nazionale consolidata.


PRIMI IMPIANTI

I primi impianti sono stati realizzati nel 2016, per la maggior parte con piante provenienti da Cuneo e da Viterbo: oggi questa coltivazione si estende su circa 200 ettari complessivi in provincia, senza contare quelli non censiti. Oltre a garantire la biodiversità, ha spiegato l'esperto, la nocciola consente costi di avviamento contenuti e può assicurare una buona redditività: un utile di 3.600 euro all'ettaro, ai prezzi attuali di mercato. Superato qualche problema, ad oggi i noccioleti locali non hanno ancora dato frutto (ci vogliono 5 o 6 anni). Ma prossimamente anche le nocciole nostrane farciranno wafer e altre golosità.

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