«La nuova fabbrica di alta gamma: così l'auto elettrica cambierà il mondo»

Sabato 30 Settembre 2023 di Mattia Zanardo
Bruno Vianello

MONASTIER - Dalla diagnosi e manutenzione dei veicoli e dalla tele-gestione delle flotte alle auto elettriche. Texa inaugura oggi, a Monastier, il suo nuovo stabilimento da 24mila metri quadrati dedicato alla progettazione e alla realizzazione di sofisticati sistemi inverter, centraline e motori per la propulsione di nuova generazione. L’azienda trevigiana, un migliaio di dipendenti complessivi, 166 milioni di fatturato nel 2022, con obiettivo 190 per l’esercizio in corso, continuerà a produrre dispositivi per i segmenti in cui nei suoi quarant’anni di attività è diventata tra i leader internazionali, ma punta ad affermarsi anche nella nuova frontiera della mobilità: già in essere accordi con un paio di prestigiose case automobilistiche, tra cui, secondo le indiscrezioni, Lamborghini.

Presidente Bruno Vianello, l’elettrico è il futuro?
«Oltre a inquinare poco o nulla, è perfetto per la trazione, più del motore a scoppio. È un’evoluzione a cui lavoriamo dal 2018».

Cosa vi ha spinto a investire su questo ambito?
«Siamo partiti da una riflessione sul “garage equipment”, cioè le apparecchiature per la diagnosi e la riparazione dei veicoli: per motori di nuovo tipo, servono anche nuovi dispositivi. Oggi questa attività rappresenta il nostro business di riferimento, e continuerà ad esserlo. Però ci siamo detti: perché non realizzare anche qualcosa che faccia parte di questi nuovi veicoli? È stato come aprire una nuova azienda: non abbiamo più a che fare con il meccanico, ma con il costruttore».

L’Unione Europea ha stabilito che nel 2035 tutte le auto dovranno passare ad una propulsione elettrica. Cosa ne pensa?
«Sono d’accordo con la transizione, purtroppo, però, non vedo una strategia per accompagnare questo cambiamento. E siamo ormai nel 2024, il tempo stringe. Se tutti avremo un’auto elettrica, bisognerà fare in modo che le abitazioni siano attrezzate per ricaricarla. Così come la rete sul territorio: le stazioni lungo le autostrade oggi sono inesistenti. Senza contare che in Italia ci sono moltissime imprese operanti nella componentistica per motori a scoppio, che inevitabilmente faticheranno a riconvertirsi. Non solo nel nostro paese, ma anche a livello europeo, la politica avrebbe dovuto essere più lungimirant.

L’Italia appare più indietro di altri Paesi: la preoccupa il fatto che nei primi sei mesi dell’anno le elettriche non raggiungano il 4% delle immatricolazioni?
«Il dato è riferito solo alle auto totalmente elettriche. Ma quasi tutte le altre vetture ormai sono ibride o lo saranno. Dunque, non solo quel dato è destinato a salire fino a diventare il 100%, ma nel frattempo pure tutte le altre auto avranno comunque anche un motore elettrico».

Il nuovo stabilimento è frutto di un investimento di oltre 20 milioni. Texa va controcorrente rispetto all’andamento economico generale?
«Per un buon progetto non serve poco tempo. Abbiamo già un paio di contratti che ci garantiscono un buon orizzonte. Non abbiamo certo messo in piedi una produzione e ora speriamo che qualcuno se ne innamori. Senza dubbio abbiamo ancora tanto non solo da imparare, anzi da scoprire, ma è tutt’altro che un salto nel buio».

In questo settore dovrete sfidare dei colossi?
«I colossi lavorano sui grandi numeri. Noi ci siamo concentrati su una nicchia, avviando collaborazioni con case costruttrici molto blasonate, che producono un numero limitato di vetture, ma di alta gamma. E quindi richiedono tecnologie di altrettanto alta qualità. Sarà un’occasione di crescita anche per Texa. Come le soluzioni studiate per la Formula 1, poi trovano applicazione anche sulle auto di serie, lavorando con questi clienti particolari”, possiamo maturare competenze tecnologiche e di prodotto che in un futuro potremo mettere al servizio per produzioni di massa».

L’Italia deve tornare a investire in questo settore, non solo importare dall’estero?
«Il vero patrimonio Unesco dell’Italia sono le sue imprese. Proprio perché il nostro paese non dispone di materie prime, abbiamo sviluppato una grande creatività imprenditoriale: il saper fare della nostra gente è la nostra vera risorsa. E va preservata e difesa da chi ci governa».

Avete faticato a trovare il personale per questa nuova divisione?
«A regime, lo stabilimento darà lavoro ad almeno cento persone tra ingegneri, tecnici specializzati e operatori di linea. Soprattutto le figure tecniche siamo dovute andare a prenderle nel Torinese o in Emilia. Qui in Veneto c’è ancora voglia e capacità di lavorare, ma manca una formazione specifica in questi comparti».

Un giorno potrà nascere un’auto elettrica interamente made in Texa?
«Oggi costruire un’auto è estremamente più complesso rispetto al passato. Chiaramente, la parte elettrica saremmo in grado di farla, ma sarebbero necessarie moltissime altre lavorazioni e di conseguenza, anche per piccole serie, enormi investimenti».

 

Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 10:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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