Treviso. Nello studio di Carlini con lo scultore Martini: maestro e allievo si "confrontano" al Bailo

Sabato 17 Dicembre 2022 di Chiara Voltarel
Antonio Carlini, "Busto di fanciulla (Ingenuità)

TREVISO - Fu proprio nello studio di Antonio Carlini, che all’inizio del '900 mosse i primi passi quello che divenne uno dei più grandi scultori del secolo scorso, Arturo Martini; eppure il Carlini scultore, maestro di Martini e a sua volta allievo di Luigi Borro a cui Treviso deve il monumento ai caduti per la Patria (conosciuto come la Teresona), non era mai stato finora degnamente valorizzato e approfondito, non esistevano pubblicazioni né studi monografici. A colmare questa lacuna ci ha pensato il direttore dei Musei Civici di Treviso, Fabrizio Malachin che assieme alla conservatrice Eleonora Drago, ha curato la mostra “Antonio Carlini (1859 - 1945) Tra Canova e Arturo Martini” allestita al Museo Bailo e visitabile fino al 5 marzo 2023.

IL PROGETTO

Un colpo d’occhio al corridoio d’accesso del Museo ed è subito una delle chiavi di lettura della mostra: appaiono cerimoniosi, in candida e marcata plasticità, una serie di busti di illustri trevigiani, da quello di Paris Bordon a quello di Antonio Caccianiga. L’esposizione, che è stata presentata ieri, racconta l’ambiente culturale artistico trevigiano tra ‘800 e ‘900, di cui Carlini fu uno dei protagonisti. «Siamo ripartiti con tanti eventi culturali – ha sottolineato l’assessore alla Cultura, Lavinia Colonna Preti- e con questa mostra diamo luce ad un artista famoso e importante per la città, ma poco noto per la sua attività di scultore». «Grazie al Carlini – ha spiegato Malachin – possiamo ancora entrare nella Loggia dei Cavalieri, riusciamo ad avere l’idea dei colori e delle decorazioni delle facciate affrescate di Treviso, o possiamo ammirare il ciclo con le Storie di Sant’Orsola. Ma questo aspetto che lo ha visto in prima fila per il salvataggio del patrimonio artistico rendendolo celebre, ha soffocato la sua attività di scultore finissimo e prolifico. Da solo 15 sue sculture note, dopo studi, ricerche e un lungo lavoro archivistico, ne sono state individuate e riconosciute moltissime altre, tanto che il catalogo della mostra pubblicato da Antiga Edizioni, raccoglie oltre 60 opere certe».

IL PERCORSO

I pezzi sono esposti al piano terra del Bailo, molte inedite, ritrovate nei depositi studiate e riconosciute, altre fresche di restauro: busti, altorilievi, medaglioni, ceramiche, disegni; opere di varia natura che evidenziano l’aspetto ecclettico dell’artista. Il percorso si snoda partendo dagli gli esordi, con il raffinato busto di fanciulla, scelto anche come immagine della mostra, passando per il rapporto con la ditta Gregorj testimoniato da diversi grandi vasi, pannelli di ceramica e disegni. Non potevano certo mancare i disegni delle facciate affrescate, che come una galleria scorrono sulle pareti, evidenziando la grande abilità, cura del dettaglio e precisione che caratterizza l’operato di Carlini, peculiarità che si ritrovano anche nei busti, in buona parte commissionati da Luigi Bailo con l’obiettivo di creare una galleria di ‘glorie’ locali. Di notevole cura ritrattistica sono i medaglioni realizzati ad alto rilievo come quello con l’effige di Giuseppe Mazzini o il gesso con Umberto I. L’ultima parte del percorso, mette inevitabilmente in contrapposizione il sapiente ma accademico Carlini, con il suo giovanissimo allievo, ormai maturo, Arturo Martini. «L’aver approfondito e portato luce al ruolo di Carlini scultore – ha sottolineato il direttore del Museo- permette di comprendere la linea che collega il neoclassicismo di Antonio Canova alla grande innovazione e rivoluzione apportata da Martini nelle arti plastiche, in cui si inseriscono come anello di congiunzione Borro e soprattutto Carlini».

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