Andrea morto a 25 anni sul lavoro. La moglie: «Indagini ferme, non dimenticatelo»

Mercoledì 5 Ottobre 2022 di Maria Elena Pattaro
CON LA MGOLIE Andrea Soligo, 25 anni, in una foto felice con la compagna: il giovane ha lasciato anche due figli piccoli
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VEDELAGO - Nove mesi senza Andrea Soligo, l’elettricista 25enne di Vedelago morto sul lavoro per la caduta da una scala. E quel fascicolo “parcheggiato” in Procura a Vicenza, che ha spinto la moglie Giorgia Nicole a scrivere una lettera aperta ai magistrati, nelle lunghe notti insonni. «Passano i giorni, le settimane, i mesi e ancora non sappiamo nulla di quel maledetto incidente. Le indagini sono ferme. Andrea non è un fascicolo impilato su una scrivania in attesa che qualcuno lo apra, non è un numero da aggiungere alla lista delle morti bianche. No, era un ragazzo di 25 anni che ha perso la vita mentre stava lavorando, mentre cercava di dare un futuro alla nostra famiglia» è lo sfogo della giovane vedova, costretta a crescere da sola i due bimbi piccoli, di 3 e 5 anni.

Le fa rabbia sapere che le lungaggini burocratiche stanno rallentando la sua richiesta di verità e giustizia. Il pm che se ne occupava è stato trasferito e nel valzer di riassegnazioni dei fascicolo, quello di Andrea Soligo non ha ancora trovato un nuovo titolare. Così a nove mesi esatti da quel tragico 5 gennaio, Nicole lancia un appello accorato alla Procura vicentina per accelerare i tempi, per non dimenticare «né lui, né tutte le altre persone che hanno perso la vita lavorando: 569 solo in questi nove mesi. Una media di due persone al giorno: numeri inaccettabili nel 2022». 

Il dramma si è consumato la vigilia dell’Epifania, nella ditta Fen Impianti di Tezze sul Brenta (Vicenza). Soligo, dipendente della Veneta Impianti di Riese Pio X stava eseguendo dei lavori nel sottotetto del capannone, insieme al suo datore di lavoro. Proprio per raggiungere il sottotetto, Andrea è salito su una scala a pioli e ha raggiunto la botola mentre il suo capo si è allontanato per recuperare una torcia con cui illuminare l’area. In quei pochi secondi il giovane è caduto a terra e ha battuto la testa: un volo di 4 metri. Il 25enne morirà in ospedale due ore dopo. Due finora i nomi iscritti nel registro degli indagati, con l’ipotesi di omicidio colposo. Si tratta dei titolari delle due aziende coinvolte: Luciano Giacomelli, 60 anni della Veneta Impianti) e di Benedetto Uberto Selvatico, 52 anni della Fen Impianti, entrambi imprenditori molto noti. «I nostri figli hanno perso il papà, il loro eroe, che li viziava in tutti i modi possibili. Non potrà più assistere ai loro traguardi, vederli crescere e diventare adulti». Chiedono sempre di lui: la più piccola ha un telefono giocattolo con cui fa lunghe telefonate al papà: gli chiede gli giocare, che cosa vuole mangiare a cena, come se si aspettasse di vederlo tornare a casa. Il più grande quando vede la mamma uscire di casa per andare al lavoro, si mette a piangere: ha paura che non torni più. 

«Io ho perso mio marito, la persona più importante della mia vita, con cui ho avuto la fortuna di condividere 8 anni» scrive Giorgia Nicole, che si ricorda l’istante esatto in cui ha incrociato per la prima volta quegli occhi dolci: «Era il 31 ottobre del 2013 e ho capito subito che quel ragazzo così bello, buono e gentile me lo sarei sposato.». «Dentro di me c’è tanta tristezza, il più delle volte mi sento sola. L’unica forza che mi fa andare avanti sono i nostri figli». A quella famiglia distrutta persino Valentino Rossi, il campionissimo di cui Andrea era un grande tifoso, aveva cercato di portare un po’ di conforto, con un video messaggio. «Sto cercando di riprendermi in mano la mia vita, sapendo che il vuoto lasciato da Andrea resterà incolmabile. Questa lunga attesa per ottenere giustizia non fa altro che aggiungere dolore al dolore. Le vittime sul lavoro meritano un grande rispetto, come i caduti in guerra, morti per servire il paese». Da qui l’appello: «Nessuno va dimenticato, né Andrea, ne tutti gli altri».

Ultimo aggiornamento: 09:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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